Coronavirus

La guerra del pallone per la Coppa d'Africa tra pandemia e politica

I club (e l'Eca) attaccano i protocolli di sicurezza. E minacciano di non lasciar partire i calciatori

La guerra del pallone per la Coppa d'Africa tra pandemia e politica

Covid, politica e pallone. Un mix esplosivo, che sta trasformando in una polveriera la Coppa d'Africa ormai alle porte. Alla gara inaugurale del torneo, in programma dal 9 gennaio al 6 febbraio, mancherebbero poco più di tre settimane. Ma il condizionale è d'obbligo, perché tra rivelazioni, smentite e prese di posizione clamorose, attorno alla competizione si è aperto un vero e proprio intrigo internazionale.

La bomba è stata lanciata dalla Francia nella mattinata di ieri, con un tweet di RMC Sport che annunciava l'imminente cancellazione della Coppa d'Africa, a causa del dilagare della variante Omicron.

Dalla CAF, la Federazione calcistica africana, la notizia è stata bollata come fake news, ribadendo come in Camerun sia quasi tutto pronto per accogliere le 24 nazionali partecipanti.

Ed è qui che entra in gioco la politica del pallone. La provenienza francese dell'indiscrezione della mattinata non è casuale, alla luce dell'ingresso sulla scena dell'ECA, l'Associazione Europea dei Club presieduta guarda caso dal numero uno del Paris Saint-Germain, Nasser Al-Khelaifi. Con una nota inviata alla Fifa, l'ECA non ha usato mezze misure. In assenza di un protocollo medico definito, a quanto pare non ancora predisposto dagli organizzatori del torneo, i club non libereranno i calciatori convocati per la Coppa d'Africa, forti proprio della normativa Fifa che consente alle società di trattenere i propri tesserati in caso di quarantena obbligatoria di almeno cinque giorni nel luogo della gara o al ritorno presso il club di appartenenza.

Più che i contagi registrati nel Paese ospitante (in Camerun si contano 868 casi accertati nelle ultime due settimane), preoccupano le possibili assenze prolungate anche oltre la finestra effettiva della competizione, a causa delle restrizioni imposte dai vari governi per prevenire il diffondersi dei contagi. Prendiamo la situazione del Liverpool, avversario dell'Inter negli ottavi di Champions. In caso di ipotetica finale tra Egitto e Senegal, e di contemporaneo inserimento del Camerun nella red list del governo britannico (attualmente vuota, ma che fino a stamani comprendeva 11 Paesi africani), i Reds perderebbero per la gara d'andata del 16 febbraio coi nerazzurri gli assi Salah e Mané, costretti a dieci giorni di quarantena obbligatoria al rientro in Inghilterra.

Discorso identico per la Serie A: il Camerun è inserito nell'Elenco E del Ministero della Salute, e per rientrare in Italia sono obbligatori un tampone negativo e dieci giorni di quarantena, seguiti da un ulteriore tampone negativo. Napoli e Milan, su tutte, seguono la vicenda da spettatori interessati. Gli azzurri, infatti, vedrebbero partire alla volta del Camerun le colonne Koulibaly, Anguissa e Osimhen (al netto del recupero dall'infortunio), oltre a Ounas che sta tornando utile in questo periodo di emergenza. I rossoneri, dal canto loro, dovrebbero rinunciare a Ballo-Touré, Bennacer e Kessié.

Una bella gatta da pelare, in questa guerra dei mondi del pallone.

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