La guerra a suon di fischi fa soltanto danni all'Inter

L’anno scorso Mazzarri ci inondava di insopportabili alibi. E adesso l’alibi è lui. Il tecnico ha cominciato prendendosi colpe e i giocatori parlano di critiche ingiuste

La guerra a suon di fischi fa soltanto danni all'Inter

Oggi al Milan si è presentato Berlusconi Silvio, presidente ed ex chansonnier. All’Inter invece c’è andato Ligabue Luciano, tifoso e cantautore. C’è una bella differenza. Chissà se Thohir avrà colto? Il presidente dell’Inter non è particolarmente interessato al pallone, preferisce il business. Quello milanista capisce come vada interpretato il calcio, anche con una presenza vicino al tecnico quando serve.

L’Inter di quest’anno non è gran cosa, ma il suo pubblico tifoso è più preoccupato dalla presenza in panca di Mazzarri che dai risultati. Si dirà: l’uno tira gli altri e viceversa. Proprio l’Inter, storicamente, potrebbe smentire. Non c’è stato tecnico che non sia finito sulla graticola, se non dei tifosi almeno di Moratti. A cominciare da Mourinho, che ha perfino rischiato il licenziamento. E, dice la storia, Mancini e Mourinho se la sono cavata mica male, gli altri sono affondati con la squadra. Occhio alle repliche.

La guerra-guerriglia, a suon di fischi, tra l’interismo e Mazzarri rischia di far danni senza cavarne vantaggi. È una questione di pelle, prima ancora di essere basata su basi tecniche. Ovvero: Mazzarri non sa allenare, per concetto e preconcetto. Come se gli altri, passati a Milano, siano stati fenomeni. È chiaro che il tecnico è ideale per una squadra provinciale o di seconda fascia. L’Inter, finora, è stata una cosa più grande di lui, però qualche miglioramento si è visto: sia nei rapporti, sia nell’interpretazione del gioco. Direte: quello contro Cagliari e azeri, bella roba. In verità si è visto anche di meglio. Soprattutto si è vista una squadra più consapevole di se stessa (Cagliari a parte). E forse dovrebbero stare zitti quanti, stampa e tifosi, l’anno scorso avevano visto nel tecnico una sorta di miracolistico aggiustatore dei mali. Quello di quest’anno è lo stesso, perfino migliorato grazie alla cura nerazzurra.

Mazzarri non è un simpaticone. Quando è in panchina salta, si agita e soffre: potrebbe ispirare simpatia ed invece no. La gente lo accusa di trasmettere solo ansia e insicurezza. È possibile, anche se a quel punto meglio mandare i calciatori all’asilo di infanzia, anziché in banca a ritirare stipendi milionari. Il SuperIo del tecnico traspira da ogni poro, l’uomo tramuta l’umiltà in presunzione alla velocità della luce, e l’anno scorso ci inondava di insopportabili alibi. E adesso l’alibi è lui. Eppure Mazzarri ha cominciato prendendosi colpe, i giocatori parlano di fischi ingiusti: in certi casi dovrebbe pensarci un presidente ad alzare le difese.

Oppure usare lo stile Moratti: prego, si accomodi. La gente vuol vedere bel gioco, squadra d’attacco, gol, spettacolo. Vada a rivedersi il passato: un bel ripasso per capire quale sia l’anima (e il segreto) vincente dell’Inter.

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