Addio Champions. Con tanti rimpianti e la consapevolezza di potersela prendere solo e soltanto con sé stessi. Perché se in casa, davanti a un pubblico che ha spinto dall'inizio alla fine, non riesci a battere il Psv cenerentola del girone c'è poco da dire. Altro che pensieri di biscotto rivolti a Barcellona. I blaugrana fanno la loro partita e fermano il Tottenham sul pari. Bastava vincere, si poteva e si doveva fare. Non si fa? Si va a casa. E così si mette in discussione tutta una stagione. Il calcio è così. Poteva essere il momento di svolta in positivo, lo sarà in negativo. Con Spalletti che finisce nel mirino e in discussione. Perché se è vero che il girone era impegnativo è palese che l'occasione di avere il match ball in casa contro l'ultima era un rigore a porta vuota. E la sua Inter lo ha calciato alle stelle. D'accordo, poteva non essere facile giocare due partite in una. Da protagonisti, in campo, e da spettatori a Barcellona. In bilico, sospesi tra meriti propri e responsabilità altrui. Ma vincono le colpe proprie, senza appello.
Eppure l'avvio aveva fatto ben sperare. L'ovazione che fa tremare arriva dopo 7 minuti è per il gol di Dembelè che porta in vantaggio il Barcellona con il Tottenham e spiana la strada alla qualificazione dell'Inter agli ottavi di finale di Champions League. Ma la gioia dura soltanto 6 minuti. Il tempo necessario perché Asamoah perda una palla da fesso, Bergwijn crossi per Lozano che tutto solo di testa, porta in vantaggio il Psv Eindhoven. Non poteva essere una serata facile, non poteva non essere una notte da Inter. Che inizia fortissimo, cercando di imporre il proprio gioco per mettere subito le cose in chiaro. Una manciata di minuti appena e Perisic di testa coglie in pieno il palo su assist di Icardi. Poi ancora pressione anche se senza occasioni nitide, fino al gol di Lozano che spezza ritmo, gambe e pensieri dei nerazzurri che addirittura traballano e vengono salvati da Handanovic
Nel mirino, si diceva, anche Spalletti. La sua mossa si chiama Antonio Candreva. Per supplire all'emergenza centrocampo, con Vecino out, Nainggolan in panchina ma non al meglio, Gagliardini e Joao Mario fuori dalla lista Champions, il tecnico sceglie di non stravolgere il suo assetto spostando Asamoah in mezzo al campo né di giocare troppo offensivo scegliendo Keita o Lautaro. Si affida all'usato sicuro che quel ruolo di trequartista lo ha fatto tante volte in passato. Una scelta conservativa che ci può anche stare ma è pur vero che se non metti in campo gli attaccanti in una gara che devi assolutamente vincere
In avvio di ripresa Spalletti non cambia nulla ma l'Inter prova comunque a cambiare marcia. È super la parata di Zoet su diagonale di Icardi che nega il pareggio all'Inter dopo 3 minuti, poi il portiere olandese devia in angolo anche la conclusione di Politano. Spalletti si decide a cambiare qualcosa e manda in campo il più offensivo Keita per Candreva, nel tentativo di dare un po' di sostegno a un Icardi che si sbatte tantissimo ma che troppo spesso si trova isolato a lottare contro la difesa schierata. L'Inter inizia a spingere forte e meriterebbe il gol ma prima Borja Valero si mangia il pari al 15', poi i tentativi di Icardi, Politano e Brozovic non vanno a bersaglio. Ora Spalletti le prova tutti, dentro anche Lautaro per Asamoah e al 28' arriva il gol: Politano crossa teso per Icardi che di testa non sbaglia. L'Inter ora si siede ma a 5' dalla fine arriva la notizia del pareggio del Tottenham.
Il pari non basta più, serve l'arrembaggio ma all'ultimo assalto Lautaro colpisce debolmente di testa e si mangia il vantaggio. Finisce tra le lacrime e i rimpianti. Ma c'è poco da fare per l'Inter. Se non recitare un severo, severissimo, mea culpa.
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