C'è apprendista stregone e apprendista stregone. In questo mondiale ne abbiamo visti diversi, ombre del ct ufficiale, gente con il marchio del carattere e della bontà calcistica da poco mandata in pensione. Bastava osservarli nei momenti difficili per intuire la stoffa, che non è tutto ma è gia' un buon inizio. Eppoi c' è anche il cuore. Cosa avrà pensato l'afflitto Maya Yoshida, difensore del Southampton e della nazionale giapponese, quando si e' sentito prendere per il braccio da quel piccolo-grande monumento calcistico? Si sarà detto: beati avversari ad avere un insegnante così? Forse. Ma il momento era da depressione totale. E Thierry Henry conosce il bello e il brutto di certi momenti. Che dire, se non abbracciare quel ragazzo e indicare ai suoi golden boys del Belgio il miglior modo di onorare gli avversari? Il vecchio Titi ha vinto di tutto ed ora ci prova dietro le quinte: vice allenatore di Roberto Martinez, ct del Belgio ed ex dell'Everton. Henry e' entrato nel gruppo nel 2016, ha mostrato subito l'impronta. Ed ora e' l'uomo che ha svezzato Lukaku («Da lui imparo ogni giorno») ed ha costretto Michy Batshuayi a rinnegare ogni distrazione. «Credo di non aver mai ascoltato cosi attentamente neppure i miei genitori». Risultato: il Belgio dei grandi talenti è in rampa di lancio per i sogni di gloria.
E Thierry, che si fa pagare un assegno di 8000 euro al mese e devolve tutto in beneficenza, è rimasto l'ultimo mister grandi firme al mondiale degli apprendisti. Ha salutato la compagnia Jorge Burruchaga, che molti non avranno piu' riconosciuto sotto i capelli brizzolati mentre dava, invano, consigli al ct argentino Sanpaoli. Jorge, nell'occasione, ricopriva le vesti del general manager, ma è uno di quelli che hanno vinto l'ultimo mondiale albiceleste, quando Maradona ci metteva la mano e gli altri i garretti. Poteva diventare ct per una partita, visto che la squadra preferiva lui al focoso e tatuato Sanpaoli. È rimasto nell'ombra. Gli è andata male comunque.
L'altra sera hanno lasciato il mondiale i Cafeteros, ovvero la Colombia di José Pekerman. E con loro El Cuchu Cambiasso. Aveva accettato il ruolo di vice poco prima dell'inizio di Russia 2018 e gli era capitato l'incarico più blasfemo: andare a Milanello a controllare le attrezzature. L'avventura della Colombia sarebbe partita dal ritiro del Milan. Pekerman conosceva Cambiasso dai tempi della nazionale giovanile argentina under 20 eppoi lo aveva guidato durante il Mondiale 2006. Dicono tutti che El Cuchu sia un allenatore nato, gli manca soltanto esperienza. Dopo aver divagato per studi televisivi ed aver preso il patentino Uefa a Coverciano, eccolo alle prese con Bacca e Cuadrado. Gli ha regalato esperienza, ma i miracoli non erano previsti.
Poi ci sono casi nei quali la panchina è un affare di famiglia: Bert Van Marwijk si è portato, come vice, il marito della figlia Andra. Guarda, guarda! Facile riconoscere l'imponente figura di Mark Van Bommel, ex del'Olanda ma pure di Milan, Bayern e Barcellona. Il cammino con l'Australia si è chiuso presto, com'era facile supporre, ma Van Bommel aveva già pronto il piano B, che poi era il vero piano A. Via dal mondiale e subito al lavoro con il Psv Eindhoven, numero uno in panchina. Ma vuoi che il genero pecchi nella riconoscenza? Niente affatto: Van Marwijk entrera' nello staff, stavolta sarà lui dietro le quinte. La bella Andra ha una famiglia davvero unita!
Infine, a proposito di apprendisti stregoni, che dire del vecchio capitan Fernando Hierro, pluridecorato sul campo? La federazione lo ha attirato in un bel tranello.
Facile dire: oggi sei ct al posto del traditore volato al Real Madrid. Poi la panchina bolle, la Spagna calcistica va in fumo. E il futuro oramai resterà dietro le spalle. Tutti hanno capito che un grande capitano non sempre è un grande allenatore.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.