Hernanes voglia matta: "L'Inter mai stata in B e qui adesso si vince"

Il Profeta che ha Cristo come manager si presenta: "Grazie a lui ho raggiunto tutti i miei traguardi"

Hernanes voglia matta: "L'Inter mai stata in B e qui adesso si vince"

«Sono qui perché l'Inter è l'unica che non è mai scesa in B, è seria e sa come si deve fare per ottenere risultati. Non è mai stata coinvolta negli scandali e domenica in tribuna ho apprezzato il rispetto che riceve dai rivali. La Juventus, la squadra più forte in Italia, stava vincendo sul suo campo ma ci temeva, i suoi giocatori correvano subito dietro la linea della palla quando la perdevano. Tutto questo ha maggiormente rafforzato la mia decisione». E con questo ha marcato il confine.Hernanes l'ha voluto Mazzarri, ieri verso le tre del pomeriggio, mentre i negozi in San Babila stavano tirando su le claire e sopra Milano girava un po' di sole, il Profeta è apparso al flagship Pirelli in giacca, cravatta e sorriso stampato come sui poster dei colluttori: «Sono felice, sì, sono felice, è un momento meraviglioso, vorrei che tutte le persone che mi vogliono bene fossero qui con me per vivere assieme questi istanti». Niente tatuaggi, è perfino un atleta di Cristo come Edinson Cavani. Ha detto che ha già vinto molti trofei ma la conquista più importante è stata un'altra, quando per la prima volta è entrato in una chiesa evangelica: «Non sapevo neppure che esistesse, ho sentito la parola di Cristo e gli ho consegnato la mia vita. Per merito suo ho raggiunto tutti i traguardi che desideravo, con fatica e dopo tanto tempo, ma ci sono arrivato». Ha scelto un buon manager ma l'apelido Profeta non c'entra. Glielo hanno affibiato i compagni perché prima di ogni partita del San Paolo andavano da lui a informarsi sul risultato finale e lo azzeccava sempre. Lui vedeva la luce. Adesso dicono che ad Appiano segna gol che uno neppure immagina: «Sì, ho parlato con Mazzarri, gioco dove ha bisogno, qualunque posto di centrocampo, veramente preferirei fare la mezz'ala dove posso fare la fase difensiva e anche assist e magari qualche gol, ma nel Brasile sono uno dei due mediani e ho iniziato giocando terzino sinistro». Più profano il suo acquisto di tredici milioni, suddivisi in tre rate annuali, più 5,5 mln in bonus da consegnare a Claudio Lotito nel caso vengano raggiunte presenze, assist, reti, ingresso in Europa. Tre anni e sei mesi fino a giugno 2018 a 3,2 mln a stagione indicizzati: «Sono qui perché sono sicuro di vincere, credo che a questa squadra non manchi nulla, ci serve solo un po' di tempo poi faremo risultati in Italia e in Europa. Questo è stato proprio il momento giusto per arrivare all'Inter». Pensava a questi tre anni bui e alla voglia di rivincita. Ma l'infortunio di Cambiasso e il più recente di Alvarez, da valutare ma al momento sembrerebbe fuori almeno un paio di settimane per uno stiramento al bicipite femorale, mettono il suo esordio sul vassoio già domenica sera con il Sassuolo. Prima vendere e poi comprare, quando gli ricordano che ha ribaltato i piani di mercato societari, non si scompone: «Sono l'acquisto più caro di Thohir? Continuerò a fare quello che so fare e mi ha portato fin qui, sono uno molto responsabile». È la prima pietra del presidente che sta rafforzando la sua presenza dopo l'acquisizione, non ancora ufficiale, delle quote del socio Roeslani all'interno della International Sports Capital. E dagli Usa, rilanciata dal Sole 24 Ore, arriva la notizia che per meglio sostenere l'Inter, Thohir starebbe seriamente pensando di cedere i DC United, una delle maggior società calcistiche della Major League di cui è presidente.

Ora detiene l'80 per cento della società che detiene il 70 per cento delle azioni Inter, il 30 resta di Moratti, e non lesina nuovi gettiti, l'arrivo del centrale dello United, il trentaduenne Nemanya Vidic a giugno con biennale a 3,5, significa 14mln lordi.

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