La differenza di fatturato e di budget, ok. Ma anche di mentalità. Perché in Germania nessuno pare si sognerebbe di parlare di guerra per una partita di calcio. Così, ieri, sia il tecnico Jupp Heynckes che i suoi giocatori hanno preso civilmente le distanze dalla metafora bellica invocata nei giorni scorsi da Vucinic e non solo: «Non è certo uno dei migliori termini da usare, direi che è inadatto parlare di guerra - ha replicato Heynckes -. Capisco comunque che si debba caricare l'ambiente in una situazione come quella in cui si trova la Juve». «Mi sembra una definizione poco appropriata - ha rilanciato Robben -. La Juve avrà il sostegno del suo pubblico, ma noi abbiamo l'esperienza per gestire al meglio la situazione». «Partiamo da un'ottima posizione - ammette l'allenatore dei bavaresi - ma vogliamo comunque segnare un gol. Sappiamo benissimo cosa fare per battere la Juventus, che rimane una grande squadra in grado di rendere possibile l'impossibile».
Dopo gli elogi arrivati alla vigilia del match di andata, eccone serviti altri compresa un'elegia a Buffon definito «una leggenda e una grande persona. Resta uno dei migliori portieri di sempre, fa parte della storia del calcio. Mi ha molto colpito quando, fedele alla sua Juve, l'ha accompagnata in Serie B». Beckenbauer, che comunque ha chiesto scusa per averlo definito pensionato, è servito. Intanto, però, i bavaresi hanno già impartito una lezione di calcio alla Signora all'Allianz Arena e, memori anche del 4-1 del dicembre 2009, gradirebbero ripetersi.
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