Sono già trascorsi diciotto giorni da quella notte da incubo di San Siro. Eppure il ricordo di quella nefasta sera di Gonzalo Higuain resta sempre lì, impressa nella mente di tutti, tifosi, compagni vecchi e nuovi. «Non esiste separazione definitiva finché esiste il ricordo», scriveva Isabel Allende. È così, prendere o lasciare. Già perché non si può cancellare con un semplice colpo di spugna quel penalty fallito contro la squadra che in estate ti ha rimpiazzato con Cristiano Ronaldo. E neppure schiacciare il tasto Canc e dimenticare quell'espulsione a cui si è aggiunta quella patetica e isterica sceneggiata che è costata all'argentino due turni di squalifica.
Per fortuna, questa sera ci sarà modo di riscattare quella notte. Anche se la parola riscatto non piace per niente a Higuain. «È una parola che ho sentito in tutta la mia carriera ma non mi devo riscattare né io né il Milan». Poi, il Pipita suona la carica: «Gioco da 13 anni in Europa e dimostrerò che quell'errore con la Juve mi ha fatto migliorare ancora. Ho chiesto scusa e voglio dimostrare alla società che non ha sbagliato con me. Aiuterò al Milan a centrare tutti gli obiettivi possibili, posso dare molto di più». Frasi che potrebbero aver esplorato l'atlante di sentimenti di tifosi e dirigenza rossonera, in un momento delicato di una stagione a dir poco avversa sul piano degli infortuni.
Intanto, c'è una partita da vincere contro il modestissimo Dudelange che non ha più niente da chiedere in chiave europea poiché si trova all'ultimo posto con 4 ko in altrettanti match e dunque è già fuori. Ma all'andata la prima squadra del Lussemburgo capace di qualificarsi in Europa ha dato del filo da torcere a un Milan che si è imposto soltanto per uno a zero. Chi segnò quel gol? Ovviamente Gonzalo Higuain che, frase di mister Gattuso nella conferenza stampa di vigilia, «deve essere un esempio per il Milan, non solo a livello tecnico ma anche umano e comportamentale». E sul Pipita, Rino spende altre parole: «Gonzalo ha una dote: sa di essere un giocatore forte ma non è presuntuoso, vive lo spogliatoio divertendosi, riesce a fare gruppo, e lo ascoltano. Però spiega Gattuso - alle volte quando vede che la linea non è dritta ma storta inizia ad innervosirsi. E quando incomincia ad essere nervoso e polemico la squadra respira tutto questo, perché lui è importante e la squadra è giovane».
Il Pipita sia un esempio per tutti, dunque, anche se sul tema l'argentino professa umiltà dicendo di «non sentirsi una stella, ma solo un giocatore in più». E a proposito di stelle, non può mancare la domanda su Ibrahimovic. «È un grande giocatore commenta Gonzalo - piace a tutti giocare con i big. Ma qui abbiamo anche un ragazzo che ha grandissimo futuro come Cutrone e voglio insegnargli tutto quello che so».
Stasera, invece, in un San Siro che si annuncia semivuoto il messaggio di Gattuso ai suoi è uno soltanto: «Vincere o siamo in mezzo alla strada. Non voglio fare figuracce». Altrimenti quella del Pipita non sarà l'unica sfuriata in casa Milan.
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