"Ho fermato il calcio perché credo nei valori I giocatori sono con me"

Malagò: «Prima viene il rispetto per l'uomo E i calciatori non volevano scendere in campo»

"Ho fermato il calcio perché credo nei valori I giocatori sono con me"

Roma Come sei anni fa, il calcio italiano si è fermato per la morte di un giocatore. Allora fu la tragedia di Piermario Morosini (era il 14 aprile del 2012), morto sul campo di Pescara anche per l'assenza di un defibrillatore, a bloccare il «carrozzone». «Una decisione doverosa, il calcio che io immagino e che voglio è un calcio di valori, ideali e rispetto non solo dell'atleta ma dell'uomo», ha spiegato il presidente del Coni Giovanni Malagò, attuale commissario della Lega di A. Inizialmente aveva chiesto al commissario della Figc Fabbricini di proclamare un minuto di silenzio, poi a distanza di pochi minuti la scelta di rinviare tutte le gare, comprese quelle di B (le tre in calendario tra oggi e domani al netto delle partite già rinviate per il maltempo).

«Quando verso le 10 mi ha chiamato Marco Brunelli della Lega sono rimasto allibito e senza parole - ha raccontato così Malagò l'inizio di una convulsa mattinata domenicale -. Sono stato assalito da mille pensieri, ho riflettuto a lungo sul dramma di un ragazzo che nel pieno della sua maturità sportiva e agonistica scompare in una stanza d'albergo a poche ore da una partita di campionato».

Incombeva il calcio d'inizio di Genoa-Cagliari, il lunch match delle 12.30. «Davide aveva giocato in Sardegna e i suoi vecchi compagni di squadra avevano esternato di non voler entrare in campo - ha proseguito il numero uno del Coni -. In più l'allenatore dei sardi (Lopez, compagno di reparto di Astori qualche anno fa, ndr) aveva avuto un lieve malore. Così ho contattato i presidenti dei club Giulini e Preziosi e poi quello degli arbitri Nicchi e abbiamo rinviato la partita. Udinese-Fiorentina ovviamente non si sarebbe giocata e ho ricevuto molti messaggi da altri patron e da Damiano Tommasi che mi rendevano partecipe che in tutte le squadre c'erano giocatori che manifestavano la stessa opinione. E abbiamo deciso di rinviare l'intera giornata, compreso il derby Milan-Inter che poneva maggiori criticità a livello di ordine pubblico. Ho parlato con il capo della polizia ma anche i club mi hanno dato subito piena disponibilità». Oggi nella riunione di Lega già programmata si stilerà un calendario dei recuperi: difficile l'ipotesi di far slittare un turno di campionato, più facile spalmare le gare tra il 13 e il 14 marzo mentre per il derby meneghino si dovrà attendere il cammino europeo del Milan.

Prima della morte di Morosini, il calcio si era fermato per altri eventi: dall'omicidio del tifoso dei Grifoni Vincenzo Spagnolo nel 1995 in occasione di un Genoa-Milan alla morte di Papa Giovanni Paolo II (2005) e allo sciopero dei calciatori di A nel 2011.

Stop alle partite anche per problemi di ordine pubblico: l'uccisione a Catania il 2 febbraio 2007 del poliziotto Filippo Raciti, che fece cancellare anche un'amichevole della nazionale, e nell'autogrill dell'A1 di Badia del Pino l'11 novembre dello stesso anno del tifoso laziale Gabriele Sandri. Allora gli stadi chiusero in segno di resa, oggi per rispetto di un giovane calciatore di 31 anni.

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