Ha l'Italia sulle spalle da un po', da sabato ha anche una maglia che lo identifica chiaramente in mezzo al gruppo. Vincenzo Nibali parte dopodomani per il Tour de France e in valigia avrà la sua bella maglia tricolore. «Ho vinto un Giro, una Vuelta, sono stato sul podio del Tour, ma credetemi questa maglia mi ha riempito di orgoglio. Sono felice di averla vinta e di poterla portare in giro per il mondo per un anno intero».
Vincenzo Nibali, il giorno dopo, è ancora emozionato. Nella sua casa di Lugano attende di partire per la corsa più importante dell'anno. «È un anno che ci lavoro - ci dice -. Ho cominciato a pensare al Tour subito dopo il mondiale di Firenze. La squadra me l'ha chiesto, io ho accettato la sfida».
Con quale spirito parte per l'Inghilterra? Sabato il via da Leeds: Froome e Contador i grandi favoriti.
«Parto con la consapevolezza di avere una buona condizione, di stare finalmente bene. Dopo il Delfinato ho fatto il punto con Martinelli, il mio ds, e con Paolo Slongo, il mio preparatore. Mi mancava ancora un po' di lavoro specifico: l'ho fatto a San Pellegrino, dove negli ultimi anni sono andato per preparare i miei grandi appuntamenti».
Come considera il via dall'Inghilterra?
"Bisognerà avere occhi ben aperti, perché su quelle strade soffia il vento e la pioggia non mancherà. E poi occhio già alla seconda tappa: non sarà per nulla facile e qualcuno potrebbe anche pagare qualcosa. Speriamo non sia io».
E poi alla quinta il pavé della Roubaix
«Anche quella tappa è con il cerchiolino rosso, soprattutto per noi uomini di classifica. Né io né Froome né Contador siamo degli specialisti del pavé e dovremo dare il meglio di noi stessi. Le squadre avranno un ruolo fondamentale, sia per tenerci nelle posizioni migliori che per eventualmente inseguire, se ci fossero problemi. Per vincere un grande giro come il Tour occorre avere una condizione super, ma senza un pizzico di fortuna non si va da nessuna parte».
Ma Froome e Contador vanno fortissimo a cronometro, e lo stesso in salita: come pensa di batterli?
«Bella domanda. Sulla carta non c'è partita, ma nello sport si fanno le gare proprio perché nulla è scontato. Io so di avere qualcosa meno di loro, ma so anche di essere in possesso di una testa e di un cuore che non è meno di loro».
Quindi?...
«Bisognerà avere un pizzico di creatività, incoscienza e cuore, cose di cui da sempre dispongo».
Dove pensa di poter creare qualcosa: sulle Alpi o sui Pirenei?
«Anche se lo sapessi non lo direi mai. Ogni momento è buono. Ci sono delle belle tappe, alcune piene di tranelli. Bisogna solo avere la lucidità di cogliere l'attimo e le gambe per far saltare il banco».
Insomma, non parte battuto
«Mai. So che non sarà per nulla facile, ma a me stesso chiedo sempre il massimo. Poi ho anche la serenità di ammettere chi è il più forte».
Senta, gli azzurri di Prandelli sono usciti dai giochi subito, ci promette che lei sarà lì a lottare con i migliori per la maglia gialla fino alla fine?
«Io il tricolore lo voglio portare il più in alto possibile. L'importante è non avere contrattempi. A proposito, correremo su strade infuocate e a temperature impossibili e poi ci troveremo a battere i denti sulle vette più alte.
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