Se la ride mister sorriso, lui che in gruppo è chiamato «smile», per via di quella smorfia che pare essere un ghigno di piacere dolce e sublime. Chris Horner, alla soglia del 42 anni, e dopo una carriera da onesto faticatore del pedale, si scopre campione e si porta a casa il Giro di Spagna 2013. Battuto, dopo una strepitosa battaglia, il nostro Vincenzo Nibali, che come è sua abitudine, lotta come un leone fino alla fine. Fin che ce ne ha.
Sei attacchi, uno più violento dell'altro. Uno più bello dell'altro. Vincenzo Nibali ci ha provato, fino all'ultimo, illudendo anche in più di un occasione di aver fatto male all'americano. Che però non si è mai perso d'animo e ha sempre ribattuto colpo su colpo, barcollando per un attimo, senza però mai cadere nel precipizio. «Vincenzo è stato forte, molto forte, ma sono stato molto bravo anch'io », dirà felice Horner, che è in cerca di contratto, perché la sua Radio Shack, quella diretta da Luca Guercilena milanese di Lugagnano, non ha intezione di investire nella sua nuova squadra (la Trek) più di 800 mila euro per un corridore di 42 anni.
Senza squadra, ma con una maglia che pesa, che vale una carriera, Horner. Nibali senza quella maglia che fu già sua nel 2010, ma una stagione semplicemente da incorniciare, con la vittoria al Giro, alla Tirreno e al Trentino.
Ieri la vittoria di tappa è finita al giovane francese Kenny Elissonde. Quello che contava, però, era il duello fra lo statunitense Horner e il nostro Nibali.
L'americano ha chiuso secondo, a 26 da Elissonde. Nibali, quarto a 54", preceduto anche da Alejandro Valverde: secondo nella classifica generale a 37 dall'americano. Bravo Domenico Pozzovivo, dodicesimo all'arrivo e sesto nella generale a 8'.
Nibali ci ha provato in tutti i modi e in ogni tratto che si prestava all'attacco. «Non avevo altra possibilità - ha spiegato il vincitore del Giro e di una Vuelta -. Ho giocato il tutto e per tutto. Ho cercato di mandarlo fuori giri, di farlo arrivare nei tratti più duri con le gambe in croce, ma alla fine è stato il più forte e con le gambe in croce ci sono arrivato io. Peccato, perché fino alla fine io ci ho creduto».
Vincenzo orgoglioso e tenace come la gente della sua terra è andato allo scontro finale fiero e a testa alta come un torero entra nell'arena. A testa alta per un testa a testa di rara bellezza, che ci ha ricordato l'uno contro uno del'98, a Montecampione, tra Pantani e Tonkov. Ma anche quello del 2010 tra il siciliano e il chimico Ezequiel Mosquera (poco dopo fu trovato positivo) sulla Bola del Mundo alla Vuelta 2010.
Con questo risultato il siciliano aggiunge al Giro, alla Tirreno e al Trentino, un prestigioso secondo posto, ed è chiaramente da considerare uno dei più forti corridori del mondo. Negli ultimi cinque Grandi Giri disputati, il siciliano di Messina ha ottenuto cinque podi. Una Vuelta nel 2010 e un Giro d'Italia quest'anno. A queste due vittorie vanno aggiunte un secondo e un terzo al Giro, un terzo al Tour e questo secondo posto alla Vuelta. Pochi come lui.
Pochissimi.
Forse è il più regolare in assoluto. Per questo la sua non può essere considerata una sconfitta. Per questo il secondo posto vale come e quanto una vittoria. In attesa che i laboratori rendano inattaccabile e credibile la vittoria di Chris Horner.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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