L'uomo non è scaramantico. E infatti, evha festeggiato a Capri, in largo anticipo sui tempi canonici, il suo compleanno numero 60 che cadeva ieri. L'uomo, Carlo Ancelotti da Reggiolo è anche molto paziente e riflessivo e perciò ha letto e messo da parte qualche bruciante giudizio sul conto suo e della stagione del suo Napoli inarcando il sopracciglio appena per non disperdere energie preziose riservate alla prossima sfida. «Che è sempre più importante di quella passata» una delle sue frasi preferite riemerse nei giorni di malinconia. L'uomo è fatto così e per questo, prima di conquistare per le virtù di tecnico, è capace di stregare fuoriclasse conclamati (Cristiano Ronaldo il primo) e semplici gregari (Gattuso il suo scudiero negli 8 anni, indimenticabili, di Milan). Di Napoli, poi, è diventato, con quella spontaneità che è la sua cifra fondamentale, l'ambasciatore autentico, capace di cancellare luoghi comuni e capovolgere giudizi irriverenti. Nei suoi racconti, ha cominciato a omaggiare amici e colleghi con cassette di mozzarella di bufala, specialità che ha soppiantato persino a casa sua la cucina emiliana, da cui la sua signora, una canadese di gran classe, si era lasciata sedurre. Non solo.
In ogni intervista, sorvolando su qualche obiettivo mancato (gli ottavi di Champions), ha raccontato e declinato le bellezze di Napoli, città spesso maltrattata dalla narrazione quotidiana di delitti e violenze. Carlo ha preso casa in centro dove è diventato non un ospite semmai un napoletano onorario capace di apprezzare angoli della città che non vengono valorizzati. Forse più che chiedergli di vincere un trofeo, bisognerebbe pregarlo di continuare in questa sua opera di smantellamento della Napoli bistrattata che è poi il servigio più autentico che un uomo di calcio e di vita vissuta è in grado di garantire. «A Napoli sto da dio», continua a ripetere e non solo perché il sodalizio con Aurelio De Laurentiis, la fiducia estrema nel ds Giuntoli («uno che capisce tantissimo di calcio») gli hanno reso una favola il trasferimento nella città che s'era innamorata di Maurizio Sarri e del suo calcio spettacolare.
Lui, Ancelotti, da uomo di mondo di origine contadina, ha capito che prima di raggiungere il traguardo calcistico invocato dallo stadio, è bene capire il suo popolo, virtù e debolezze. Dopo un anno di Napoli, Ancelotti è già più napoletano di molti napoletani doc.
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