Ci sono gli irriducibili che dicono: «Conte ora e sempre». Senza magari capire che le crepe nel credo vengono dall'interessato, più che dalla società. Ma ci sono anche i realisti, magari scocciati dai fallimenti europei, che fanno sapere: «Caro Conte grazie e arrivederci». Così, con amicizia e senza rancore. O peggio quelli che gli fanno quattro conti in tasca e sulla stagione bianconera. E non sempre affiora il segno positivo. Obiezioni accettabili: perchè mai far spendere 11 milioni per Padoin e Peluso? O magari 15 per Vucinic? Senza parlare degli 11,5 per la metà di Giovinco. Anche i 15 milioni per Ogbonna non hanno portato frutti. Ecco perchè, quando Conte parla di budget da grandi squadre, dovrebbe far due conti: i budget vanno impiegati bene. Magari comincerà a pensarci anche la Juve nell'allestire il piano B, quello al quale sarà costretta se il tecnico manterrà quella voglia, affiorante sempre più, di andarsene via. Negli altri anni il giochino è stato una sceneggiata, questa volta sembra tutto più vero o veritiero.
Saprete tutto, fanno trapelare da Torino, una volta chiuso il campionato. La settimana passerà fra dubbi e tormenti. Il piano B si fonda su alcune certezze: allenatore giovane, ambizioso, con buona esperienza internazionale (il punto debole di Conte). Possibilmente italiano. Salvo, per esempio, non si tratti di Guardiola che ben conosce il nostro calcio o Simeone che, in Italia, ha anche allenato. Il nome Guardiola è solo esemplificativo, ma in altri tempi una squadra, e una società, come la Juve avrebbe provato almeno un approccio, pur considerando quasi impossibile strapparlo al Bayern. Luca Vialli ha raccontato che, una volta, la Juve contattò pure lui: ma non è storia di oggi e di questa epoca.
Una scelta ragionata dice che il miglior tecnico per una squadra che non avrà l'ossessione di rivincere lo scudetto, ma la necessità di far strada in Europa, risponda all'identikit di Simeone. Il Cholo ha una qualità certa: carattere simile a quello di Conte. E un vantaggio: in Spagna ha saputo battersi testa a testa con società dal budget pazzesco, usando uomini meno costosi e quotati. E, particolare non indifferente, ha replicato le sue capacità in Europa. Poi, certo, conta il fattore Italia. Ma Simeone ci conosce bene. Invece le altre idee straniere sono frutto di marketing e fantasia più che di certezze acquisite.
Intrigante l'idea su Roberto Mancini, che i tifosi non vedono di buon occhio nonostante l'accertato passato da tifoso bianconero. Mancini si è creato una credibilità internazionale ed ha il pregio di saper fiutare la bontà del giocatore quando non costa uno sproposito. L'aspetto negativo dice che, nelle coppe, Mancio non ha mai fatto tanta strada. É anche vero che l'interessato ieri si è tolto di mezzo, dicendo che resterà al Galatasaray.
Per diversi motivi la pole spetta a Luciano Spalletti, fortificato dall'esperienza all'estero e che i bookmakers vedono favorito. Insieme a Vincenzo Montella è il tecnico sul taccuino di Milan e Juve. Però Montella dovrebbe essere sganciato dalla Fiorentina (vanno pagati sei milioni) ed è difficile che i Della Valle lo mollino agli Agnelli. Invece Spalletti vede ripagati i suoi 21 anni sulla panchina, i 5 anni all'estero e i buoni successi con lo Zenit San Pietroburgo dove è legato da un altro anno di contratto. Comunque la si guardi sarebbe una scelta onerosa. Ma la più completa: quella con meno spigoli e il vantaggio di una esperienza vasta in Italia e all'estero. Meno credibile Allegri che ha clamorosamente bucato quest'ultima stagione con il Milan.
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