I mali dello sport italiano

Il medagliere ci mette tra i primi 10 al mondo, ma lo sport italiano non è messo così bene. Con i fenomeni nati in Italia che mascherano le carenze di un movimento zoppicante

I mali dello sport italiano

RIO DE JANEIRO - Fucili, fioretti, sciabole e spade. Noi siamo così. Alle olimpiadi. Riflettiamo se sia un bene o un male che il nostro modo di essere potenza nello sport sia confinato principalmente a questo. Riflettiamo se sia bello e dignitoso ignorare queste discipline per quattro anni salvo poi riscoprirle ed esaltare per due settimane. Riflettiamo se non sia fuorviante adagiare il nostro sport su un medagliere olimpico che non è specchio fedele del reale stato di salute dello sport italiano.

Fucili, fioretti, sciabole e spade, a volte qualche arco. Sono le nostre casseforti piene di medaglie. Prendete i fucili. L'oro di ieri firmato da Diana Bacosi nel tiro a volo specialità skeet; l'argento di Chiara Cainero che arriva dopo l'oro di Pechino 2008. Medaglia numero 14 e numero 15 della spedizione azzurra. A pallottole abbiamo conquistato 5 medaglie, un terzo del bottino. Due ori e tre argenti. E meno male che ci sono loro.

Fucili, fioretti, sciabole e spade. Poi tocca alla scherma, che non ha brillato in questa olimpiade (vedi ieri sera la sconfitta contro gli Usa nella battaglia per il bronzo del fioretto a squadre maschile). Ma anche se opaca e malconcia e privata del dream team del fioretto donne a squadre, la scherma ha contribuito alla causa medaglifera con un oro e due argenti. E sono otto. Il resto arriva dal nuoto (1 bronzo pesantissimo nei 400 stile, Detti), dal canottaggio (due bronzi pesanti), dal judo (oro e argento) e ciclismo donne (bronzo pesante), tuffi sincro 3 m (argento pesantissimo Cagnotto-Dallapé).

Vien da sé che il nostro sport, nel senso di sport quello vero e praticato da tutti e diffuso o che dovrebbe essere diffuso capillarmente (nuoto e atletica in primis) latita, incespica, ha bisogno d'aiuto e di essere fortificato.

Certo, l'atletica è iniziata ieri, ma salvo miracoli non toccheremo podio (avevamo Tamberi e Schwazer da oro ma in un modo o nell'altro ce li hanno portati via). Certo, oggi Paltrinieri potrebbe farci sognare. Ma Greg non è un prodotto del movimento. E' soprattutto un fenomeno che per fortuna è nato in Italia

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