
Se è vero che chi crede nel destino giustifica l'inerzia, l'errore più grande è pensare che sia solo il caso a non aver più dato talenti all'Italia del calcio. «È una questione statistica: in Italia giocano a calcio 1,5 milioni di ragazzi, non è possibile che non ci sia qualcuno di valore. Più probabile che non ci sia chi sa intercettarlo». La lettura è di Paola De Micheli, già vicesegretario Pd e Ministro nel secondo governo Conte, ma anche primo presidente donna della Lega Pallavolo di Serie A maschile. De Micheli introdusse l'obbligo del vivaio alle squadre di Superlega, oltre che l'impiego dei giovani in A3.
Il calcio non è il volley, ma se la riforma di cui il calcio ha bisogno come l'aria deve necessariamente passare dagli investimenti nei vivai. Lo dimostra, in ultimo, il sistema di favoritismi nei settori giovanili. Dove basta che i genitori innaffino di denaro le scelte dei dirigenti hanno raccontato di recente le telecamere de «Le Iene» per garantire un posto al sole ai figli con il sogno di calciatore. Così come centrale è il fatto che in Italia oggi costi di più accompagnare il percorso di crescita di un ragazzino di 12 anni piuttosto che pagare il cartellino di uno straniero maturato all'estero.
«Altrove ottimizzano la presenza di investitori stranieri, noi invece li viviamo come se dovessimo solo subirli - prosegue De Micheli - quando invece dovremmo sfruttarli, investendo nei giovani e inserendo vincoli che giovino ai nostri ragazzi. Il calcio si nutre di realtà e la realtà cambia. Per questo si devono fare delle riforme, anche là dove l'ambiente è conservativo. Come in Federazione». Ci sono i numeri, in fondo, a dire che serve un altro piano di lettura per interpretare i mali del calcio italico di vertice, sempre più vicino a saltare per la terza volta di fila l'appuntamento con un Mondiale. Nonostante i titoli europei U19 nel '23 e U17 nel 24, con l'U20 vicecampione del mondo e U19 in semifinale europea nel '23, oltre che con un numero di tesserati tra i 5 e i 16 anni passati da 630mila a 750mila nella sola Figc. Più di un ragazzino su 5 in quella fascia di età gioca a calcio.
Nel 2024 l'Italia ha vinto per la prima volta il trofeo Burlaz, assegnato alla Nazionale che ha ottenuto i migliori risultati in U17 e U19 nelle due stagioni precedenti e nel ranking Uefa per U19 l'Italia è passata dal 20mo posto del '16 al secondo (dietro al Portogallo) di quest'anno. Ennesima conferma che il talento c'è, ma bisogna saperlo valorizzare.
«In una Federazione, come in un'azienda o in una squadra, i valori sono il motore di tutto - chiude De Michele -.
Vedere Spalletti che prima si autolicenzia e poi va in panchina senza che non si generi alcuna reazione, mi è parso incredibile. La storia del nostro calcio merita più dignità, ma qui mi sembra ci sia anche un crollo valoriale».