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Iannone e il doping: "Io, rapito..."

Il legale De Rensis: "Questa è una custodia cautelare sportiva"

Iannone e il doping: "Io, rapito..."

Cosa prova un pilota quando è costretto a stare lontano dalla cosa che ama di più? «È un incubo. Mi sento rapito, come se mi avessero rubato la vita». Andrea Iannone non usa mezzi termini. «Le moto sono nel mio dna. Ci sono salito un secondo dopo che mia madre mi ha partorito. E non voglio scendere. Vi prego: fatemi uscire da questo brutto sogno». L'ultima volta che Iannone è salito sulla sua Aprilia risale a undici mesi fa, esattamente in occasione dei test all'indomani del GP di Valencia. Dopo il buio che porta il nome di una parola che è lo spauracchio per tutti gli atleti: doping. Ad aprile infatti il pilota di Vasto era stato giudicato colpevole dopo esser risultato positivo al drostanolone, uno steroide anabolizzante inserito nella lista proibita della Wada a seguito di un controllo effettuato durante il GP della Malesia lo scorso novembre.

Il pilota era stato sospeso 18 mesi dalla Federazione Internazionale di Motociclismo, ma paradossalmente era stata riconosciuta anche l'assenza di dolo e l'accidentalità dell'assunzione di steroidi per aver mangiato una bistecca adulterata in un ristorante vicino al circuito di Sepang. Dopo una lunga e sofferta attesa, il grande giorno per Iannone è arrivato. Domani a Losanna il Tas deciderà il suo futuro: la difesa ha chiesto l'assoluzione, la Wada quattro anni di squalifica. «Non riesco neppure a immaginare il domani, senza le corse», confessa Iannone.

«Questa è una custodia cautelare sportiva. Andrea, in attesa di una sentenza definitiva, è sospeso. Non c'è una sentenza definitiva. Questo meccanismo va assolutamente modificato, ma non per il caso Iannone, per tutti gli sportivi. C'è una giustizia che non può essere scalfita e deve interessare tutti», sottolinea con fermezza l'avvocato Antonio De Rensis, che lo assiste. Punito, ma innocente. La storia ha del surreale, ma a gettare ombre sulla vicenda è il fatto che la scelta di assolvere Iannone innocente potrebbe rappresentare un pericolosissimo precedente nella lotta al doping. Se lo potranno permettere i giudici? Iannone ci spera, e per questo non ha mai smesso di allenarsi: corsa, palestra, bici. «È stato un periodo molto difficile. Ma non mollo, ne esco più forte. La mia Aprilia mi aspetta». L'azienda di Noale ha sempre supportato il pilota: «Non vogliamo essere complici di una ingiustizia», ha ribadito l'ad Massimo Rivola.

Per Iannone forse la gara più difficile, come pilota e come uomo.

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