È un guaio, certo, l'infortunio muscolare alla coscia destra, che obbliga Ibrahimovic a un nuovo stop, di chissà quante settimane. Ma a 41 anni compiuti, e dopo un'inattività di 9 mesi, non può certo essere una sorpresa. Rientra nelle logiche umane, alle quali Ibra tenta disperatamente e platealmente di sfuggire, ma che valgono anche per quelli speciali come lui. Il Milan ci va cauto, per ora si parla di 15 giorni, ma in un stringato comunicato il club fa sapere che la situazione sarà valutata «da una settimana all'altra», non da un giorno all'altro.
Non ci voleva, certo. Ma capita. Ibra si è fatto male in Nazionale, all'inseguimento dell'ennesimo record, quando forse alla sua età sarebbe stato più cauto riposarsi e allenarsi, anziché viaggiare e giocare (un quarto d'ora, peraltro). O forse non sarebbe cambiato nulla e lo svedese si sarebbe ugualmente infortunato a Milanello, chissà. Sono gli inconvenienti legati nell'affidarsi ad atleti di quell'età e con la sua storia alle spalle. Ci pensi bene anche Maldini, ormai in dirittura col rinnovo di contratto del 36enne Giroud, se davvero Ibrahimovic terrà fede al proposito recentemente pubblicamente annunciato di continuare a giocare. Avendo clamorosamente fallito l'acquisto di Origi (a parametro zero, ma in carico per oltre 3 stagioni a 4,5 milioni netti), il parco attaccanti del Milan avrebbe evidentemente bisogno di un giovane da 20/25 gol a stagione, più che di un totem a caccia di record.
Quella dei vecchietti è moda non di quest'epoca, ma certo la crisi economica del calcio italiano ha enfatizzato l'abitudine. L'Inter che sta pensando di rinnovare il contratto di Dzeko, 37 anni ed è molto chiaro perché. La trattativa è sul prezzo, sopra o sotto i 5 milioni (ora ne percepisce 6). Per quanto il bosniaco ha fatto quest'anno, il rinnovo ci sta eccome. Ma anche lì, e parliamo di un altro campione che continua a giocare in Nazionale, non ci si dovrà stupire quando questi atleti si infortuneranno o non segneranno per qualche mese (l'ultimo gol di Dzeko è del 18 gennaio, al Milan).
Discorso più o meno analogo per Di Maria, che certo quest'anno ha dato più all'Argentina che alla Juventus (togli
l'Europa League e cosa resta ad Allegri?) e che di milioni ne prende addirittura 7. Dopo tanto puntare i piedi, ora pare che il Fideo resterebbe anche senza le coppe. C'è da capire se senza le coppe sarebbe la Juve a volerlo.
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