Peccato sia tardi. Maledettamente tardi, ripetono sconsolati a Milanello. Peccato che sia ormai troppo tardi per ribaltare la classifica e il duello tricolore. Perché, a 3 turni dallo striscione con 3 punti di distacco, il Milan può soltanto trascinare la Juventus fino all’ultimo minuto prima di festeggiare lo scudetto. Se questa è l’unica missione, e Allegri non ne ha fatto mistero, si può allora parlare di missione compiuta. Specie se si tiene conto dello spessore del Siena, che non è certo una squadra tenera tenera, capace di farsi addentare facilmente, come capita nella pratica a metà della prima frazione. In una manciata di minuti, quattro appena, decidono i due compari del gol, Ibrahimovic e Cassano. Sono ormai come Totò e Peppino De Filippo, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia: non hanno bisogno di guardarsi per decidere cosa fare, quale passaggio effettuare, come azionare il sodale.
Nei primi mesi della stagione, gli ultimi del 2011, Ibra e Cassano misero a punto l’intesa definita magica e che fu poi il segreto della portentosa rimonta rossonera. Adesso che son tornati a far società, i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Ibra riceve un paio di assist, forse non proprio assist, diciamo passaggi illuminanti, e li trasforma in un paio di squilli di tromba. Di contro Fantantonio approfitta della papera di Brkic, la prima e unica, per riprendere a tessere la tela azzurra e a mettersi in pace con il calcio. Palla nel sacco e corsetta verso la panchina per stringere in un tenero abbraccio il dottor Rudy Tavana, il medico che gli salvò la vita la notte del 29 ottobre, al ritorno dal viaggio all’Olimpico contro la Roma. Duecento giorni dopo l’ultimo gol, firmato col Palermo, Cassano si riaffaccia alla vita, in modo completo e plastico. Con lui in Nazionale, e magari con un Balotelli riportato alla ragione, Prandelli può aspirare a qualcosa di più di una semplice comparsata.
Non è assolutamente un caso che il gioco del Milan sia d’improvviso migliorato, con l’utilizzo a tempo pieno del barese. A centrocampo identico, tutto muscolare, con Gattuso, Van Bommel e Muntari, tra l’altro. Questo significa che possono bastare le giocate di Cassano, l’intesa perfetta tra i due talenti d’attacco, per far salire il livello e mettere alle corde il Siena. Certo ha il suo peso anche la presenza di Gattuso, tornato calciatore, oppure il recupero a pieno regime di giri di Boateng che già col Genoa modificò l’inerzia della sfida. Ecco allora emergere nelle pieghe del viaggio a Siena il rimpianto maggiore del Milan, persino più forte degli sciagurati punti smarriti a San Siro contro Fiorentina e Bologna: maledetti infortuni. Senza quelli, il Milan oggi forse avrebbe un altro posto in classifica e forse anche un altro futuro.
Sullo 0 a 2, scandito da Cassano e Ibra, il Milan non si addormenta come in altre circostanze e solo nel finale si concede una piccola distrazione che permette a Bogdani di timbrare il cartellino. Anche allora, a conferma che non c’è alcuna voglia di lasciarsi andare, la replica rossonera è una frustata, sancita da un gioiello di Nocerino e dalla stoccata di Ibra servito alla perfezione da Cassano.
Ancora una volta il Milan viaggia meglio fuori casa: quello di ieri è il successo numero 12 in trasferta (è già a una in più rispetto allo scorso torneo, non succedeva dal 2005, anche allora arrivò secondo dietro la Juve di Capello), a conferma di una vocazione antica, figlia forse del suo modo di giocare. Appena recupera spazi vitali, si scatena. E se poi si scatena Ibra arriva anche il record di gol dello svedese.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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