Chissà se senza la tecnologia l'Inter alla fine sarebbe riuscita ad abbattere il muro dell'Udinese. C'è assai da dubitarne visti i primi 75 minuti e i rarissimi pericoli fin lì corsi dall'argentino Musso. Invece, grazie a San Var, al cucchiaio vincente di Icardi e soprattutto all'ingenuità di Fofana che tocca col braccio un cross di Politano, Spalletti esce dalla cruna della crisi in cui lui e l'Inter stavano pericolosamente avvitandosi.
Certo, i problemi restano e sono conosciuti, ma con 3 punti in più e una partita storicamente difficile in meno è più facile discuterne e provare a risolverli. I giocatori sono quelli che sono e il mercatino di gennaio non potrà migliorare la squadra come vorrebbero i tifosi e come servirebbe. Pochi campioni veri, troppi campioni falsi, molte ipotesi più qualcuno a fine corsa (Borja per tutti): difficile pensare di andare oltre il terzo posto, consolidato da questa vittoria e al sicuro dai possibili attacchi di giornata del Milan. A Santo Stefano ospitando il Napoli, l'Inter potrà provare ad avvicinare il secondo, per ora il massimo concesso (dalla Juventus).
Marotta, in tribuna accanto al presidente Zhang e a Javier Zanetti (là dove c'erano Andrea Agnelli e Nedved: anche l'abbraccio al gol di Icardi ne ricorda centinaia di simili in bianconero) ha osservato con ovvio interesse la sua nuova squadra. Sa che intorno a lui c'è grande attenzione, persino esagerata: per quest'anno gode del credito Spalletti, che trova e deve tenere in panchina. Diverso sarà l'anno prossimo. Tenerlo o cambiarlo: quella sarà la sua prima vera scelta e di quella dovrà rispondere: sarebbe brutto se a decidere fosse l'ingaggio che Spalletti ha garantito per altri 2 anni oltre a giugno 2019 (14 milioni lordi). C'è tempo per capirlo: di certo sul tandem serve che nessuno contropedali, sennò si finisce per terra. E c'è chi ricorda come in passato (Venezia 1999-2000) Marotta e Spalletti abbiano già lavorato insieme, e male.
Partita difficile. Spigolosa, non bella. Anzi, diciamolo senza censure a beneficio di chi non l'ha vista: brutta, davvero una brutta partita. La maginot friulana non è nascosta: Nicola non si vergogna di giocare con la linea a 5, aspettando Vrsaljko e Asamoah con D'Alessandro e Ter Avest, cui in mezzo si sommano Mandragora e Fofana. Il primo tempo conta un colpo di testa di Icardi fuori di poco (22') e un guizzo di Asamoah sporcato da Larsen e deviato dal piede di Musso (29'), poi solo fuffa in nerazzurro e meno di zero in bianconero.
La ripresa è più dinamica, merito anche dell'Udinese che in avvio spaventa San Siro con 3 azioni in 3 minuti, tutte ispirate dal poi sciagurato Fofana e tutte fuori misura (clamoroso l'errore di Mandragora, 6'st).
Spalletti cambia l'Inter, gioca con 2 punte con Lautaro Martinez accanto a Icardi; poi mette Perisic per Keita, eppure fino al rigore decisivo Musso non si sporca mai i guanti. Nel finale l'Udinese non ha modo di reagire né l'Inter riesce a raddoppiare: quando lo fa (44' st Martinez per la testa di Icardi) non serve il Var per vedere che è fuorigioco.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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