A Torino circola una battuta feroce: lInter ha preso dalla Sampdoria Pazzini, il Milan Cassano e la Juventus Marotta e Delneri. Dove sta lerrore? Va da sé che qui cè poco da ridere, i conti non tornano, la squadra sbanda, lallenatore è entrato in crisi con le proprie idee, il direttore generale ha sbagliato valutazioni, il presidente Agnelli sa benissimo che non può più illudere nessuno, lingegner Elkann John ha saputo giovedì che la Fiat ha fatto utile di 607 milioni di euro e ieri si è presentato a Maranello laddove è stata presentata la nuova F150 Ferrari. Ed è interessante riportare un passaggio dellintervento di Luca Cordero di Montezemolo su costi e bilanci della formula uno: «Non mi piace questo tono pauperistico. La F1 è bella perché è la F1. Se uno non ha le risorse per correre in F1 faccia la Gp2».
Non è umorismo involontario ma per la proprietà transitiva proviamo a trasferire questo slogan del presidente della Ferrari alla squadra di calcio che rappresenta uno degli asset (!?) del gruppo: se uno non ha le risorse per giocare ad alti livelli, cosa che è risaputa con la Juventus, faccia un campionato di riserva. È questa la sola verità torinese, è questa lamara verità che qualcuno non vuole accettare e che qualcuno, invece, continua a spacciare per progetto e amenità varie. La Juventus è stata distrutta, è implosa, lentamente, inesorabilmente. Si è retta fino a quando la vecchia guardia, con alcuni giovani innesti, ha tenuto il campo: Buffon, Camoranesi, Trezeguet, Del Piero, Nedved, Zebina. Poi, per errori e ignoranza, ha smarrito i valori e gli uomini, la proprietà ha affidato a uno staff improvvisato la gestione tecnica, ha costretto Giovanni Cobolli Gigli a esporsi per conto daltri, abbandonandolo, aggirandolo, senza nemmeno informarlo di decisioni e operazioni importanti. Come era accaduto con Boniperti anche Cobolli Gigli non frequenta più lo stadio di Torino non perché abbia altri impegni domenicali ma per un rigetto al comportamento dei dirigenti.
Mai nella storia recente la Juventus aveva cambiato sei allenatori in cinque anni (Deschamps, Corradini, Ranieri, Ferrara, Zaccheroni, Delneri), mai aveva avuto, nello stesso periodo, tre presidenti diversi, Cobolli Gigli, Blanc, Agnelli e non è certo la vicenda di calciopoli a poter giustificare tanta incoerenza, per non dire incompetenza. La Juventus, dunque, è stata demolita tecnicamente e politicamente, la guerra interna, è risaputo, non è costata soltanto a Giraudo e Moggi ma a tutto il club che, per ragioni diverse dalla nuova formula di distribuzione dei diritti televisivi ai risultati sportivi, ha perso la propria valenza e immagine nei confronti del mercato della comunicazione e degli sponsor. Una ricapitalizzazione sarebbe necessaria, si prevede una perdita vicina ai 60 milioni di euro, leventuale scelta di non tirare fuori nuovi denari porterebbe a una nuova dimensione della Juventus, sulla scorta delle opinioni di alcuni azionisti di Exor e in linea con lo slogan di Montezemolo, chi non ha le risorse per correre in F1 vada in Gp2. A meno che la proprietà non decida, come si auspica da tempo, una cessione del pacchetto azionario di maggioranza, magari a un gruppo di imprenditori che avrebbero come riferimento lo stesso Andrea Agnelli. Ma per vendere un bene sarebbe opportuno, oltre che intelligente, valorizzarlo e non trascurarlo, renderlo appetibile e non con il nuovo stadio che andrà riempito non con le figurine di carta velina di cui oggi dispone Delneri ma con un organico più sostanzioso nella qualità.
Chi è in grado di portare a termine questa soluzione? Intanto la squadra è figlia della mediocrità altrui, oggi potrebbe festeggiare, per masochismo, un anno dall'esonero di Ciro Ferrara che perse il posto proprio dopo la sconfitta con la Roma. In modo gattopardesco tutto è cambiato perché nulla cambiasse, stessi guai, stessi orizzonti grigi, Delneri non rischia anche perché prima di lui i responsabili principali sono altri. Nel frattempo Ferrara ha trovato posto alla guida della Under 21 azzurra e Zaccheroni è emigrato a Tokyo portando in finale di coppa d'Asia il Giappone, nel calcio le depressioni dei licenziati durano un paio d'ore.
La Juventus spera che Roma, Lazio, Palermo, Udinese (le concorrenti, nel fantacalcio, per il terzo e quarto posto) possano perdere terreno di qui alla fine del campionato, per raggiungere così la qualificazione alla prossima champions league.
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