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"Inglesi non ubriacanti. Noi eravamo cotti e questa è un'altra Italia"

La guida del centrocampo azzurro nel 2012: "Oggi Jorginho e Verratti sono due professori"

"Inglesi non ubriacanti. Noi eravamo cotti e questa è un'altra Italia"

Riccardo Montolivo, ieri guida del centrocampo azzurro di Kiev, finale europea 2012 contro la Spagna, oggi nella squadra di Dazn, ha ricordi che ricostruiscono un'altra storia di quella marcia finita male. «Avevamo una squadra molto forte, potevamo giocarcela meglio ma arrivammo cotti alla sfida con la Spagna. Questione di giorni: giocammo il 28 giugno la semifinale con la Germania e la finale il 1° luglio, la Spagna ebbe un giorno in più per recuperare energie. Può sembrare un conto banale ma non è così, eravamo a pezzi. Chiellini si ruppe subito, nel secondo tempo sullo 0 a 2, Di Natale sbagliò un gol che poteva riaprire i conti, poi s'infortunò anche Thiago Motta e restammo in 10, perciò finì 4 a 0. Chi legge il risultato oggi potrebbe essere ingannato».

Ma tra la Spagna di allora e l'Inghilterra di oggi ci sarà anche una differenza?

«La Spagna di ieri, al palleggio che ha mantenuto anche con la generazione successiva, aggiungeva alcuni fuoriclasse come Iniesta, David Silva, Fernando Torres. Prima di giocarle contro dovevi prendere una pillola per il mal di testa! Al contrario di quel che si pensa, proprio con l'Inghilterra, finita ai rigori, giocammo la migliore partita del torneo, dominammo senza trovare il gol».

Eppure avevate Cassano e Balotelli... Averceli oggi sarebbe una fortuna o no?

«Non lo so. Cassano e Balotelli davano poco sul piano difensivo. Immobile è il più criticato, il più sacrificato ma è anche il più funzionale alla causa azzurra. In finale, di occasioni, non ne capiteranno tante: bisogna monetizzare quelle che arrivano altrimenti son dolori. L'Inghilterra di oggi è molto lineare, ha il vantaggio di giocare a casa sua, ma non credo che questa volta pagheremo la stanchezza».

Cosa abbiamo da spendere ancora in questo europeo?

«Ho colto due qualità in questa Nazionale: la capacità di cambiare registro calcistico a seconda delle caratteristiche altrui e la tranquillità dimostrata nelle curve delle partite, merito del ct Mancini».

A centrocampo c'è il nostro tesoro?

«Locatelli è la rivelazione del torneo, glielo avevo pronosticato a Milanello quando stava per trasferirsi al Sassuolo. Eravamo compagni di tavolo a pranzo e gli dissi: vai e troverai la strada. In quei giorni, al Milan era schiacciato. Così è stato, alla fine. Jorginho e Verratti sono due professori, Barella si è affermato con Conte. Giocò a San Siro la partita inaugurale del campionato, agosto 2017 contro il Milan e alla fine mi strappò complimenti sinceri».

C'è un dibattito velenoso sul clima che l'Italia troverà domenica sera a Wembley: sono in tanti a temere la famosa trappola. Condivide?

«Non credo a queste ricostruzioni. Io penso che, pronti via, siamo 50 e 50.

Sarà una partita equilibrata e vedrete che basterà un dettaglio, un episodio, a indirizzarla».

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