Nostro inviato a Bari
Speriamo che non dorma. E che non faccia dormire l'Italia. La prima di Antonio Conte sulla panchina nazionale sarà all'insegna del dormiveglia. Pare sia uno dei segreti del suo successo. Lo ha raccontato l'interessato, quindi c'è da credergli e sperare. Dice che la notte prima della partita è come quella prima degli esami: fatica a riposare. «E quando non dormo penso tanto e maturo buone idee». E finora, nonostante il sonno, gli è rimasta una buona cera calcistica. Qui a Bari ne sanno qualcosa. Da questo stadio San Nicola, ormai un po' fatiscente e poco organizzato per le tecniche moderne di comunicazione, è partito il suo primo successo: quel campionato 2008-2009 vinto (promozione in serie A) con quattro giornate di anticipo.
Emozione e soddisfazione ieri si sono mischiate alla pioggia scrosciante che ha accompagnato l'allenamento azzurro. Un pugno di gente sulle tribune, qualche coro, voci note, facce viste e riviste. Oggi saranno 40 mila, una buona scorta. Conte sprizzava sorrisi, soddisfazione, orgoglio e chissà cosa ancora. «Ricordi e sentimenti che conservo geloso nel cuore. Sono molto orgoglioso di essere il primo ct meridionale. In tribuna ci saranno mia moglie, mia figlia, i miei». Ritorno in famiglia, lo dice ripetendo che questa è la sua Regione. Ma poi torna all'Italia: l'Italia del calcio, ma non solo.
L'Italia ricomincia da Conte ed anche dai conti con i tifosi: c'è qualche credito da pagare. Contro l'Olanda saranno esperimenti e prove generali. Amichevole per la storia del ct e per il primo passo del nuovo corso (tenuto a battesimo anche da Claudio Lotito, presente alla rifinitura con giacca, cravatta e tuta dell'Italia). Dice la statistica che nessuno ha vinto alla prima dal 1998 in poi, quando in panca stava Zoff. Scongiuri o alzata di spalle? «Facciamo gli scongiuri», dice lui. Ma trova subito una consolazione. «È anche vero che Lippi partì con una sconfitta nel 2004, due anni dopo vinse il Mondiale». Però non può bastare. Conte vuol vincere sempre. Rifila una di quelle frasi che solo Herrera e pochi altri. «Vincere è per gente speciale e noi ci auguriamo di essere speciali». Noi, cioè lui e l'Italia. Italia calcistica e Italia Paese, come se l'ingaggio federale comprendesse una missione (la mission è passata di moda) più alta. Lo dice, compreso nella parte. «C'è un Paese che tifa per noi e dobbiamo provare a renderlo felice. Vogliamo che l'Italia sia orgogliosa di noi. Usciremo con la maglietta davvero sudata».
Conte ha nascosto la formazione, regalando solo due certezze. Giocherà Marchisio, squalificato per la partita (qualificazione europea) di martedì contro la Norvegia e in porta andrà Sirigu. Buffon sta benone, per il suo vice vale una sorta di premio. Non ci sarà El Shaarawy che ha una lieve distorsione alla caviglia e dovrà esserci nella partita che conta. Ieri il ct ha fatto vedere il suo tipo di allenamento, giocatori disposti a coppie in una sorta di vai e vieni ad incrociarsi tra passaggi di pallone e rincorse a vuoto che, visto dall'alto, faceva venire il mal di testa. Sì, molto sacchiano. Speriamo provochi lo stesso effetto sugli avversari. Conte ci spera. «In tre giorni ho visto già una bella predisposizione, giocatori come libri aperti. L'Olanda è un buon test, terza ai mondiali. Non ci saranno cali di tensione». Non ci sarà la qualità di Pirlo ma il ct garantisce che tra De Rossi («Giocatore top che lancia lungo e corto») e Verratti («Importante per il futuro») si sente garantito. Cercherà un po' di destabilizzazione in altre parti del campo. Ha provato Giovinco e Zaza in coppia con Immobile. Magari regalerà la coppia più giovane.
I giovani appunto: li cerca, li vuole, li chiama. «Facciamo fatica ad avere talenti. E intanto dovremo trovare nell'organizzazione l'esaltazione del nostro talento». Bene, ma cominci a non dormire. Chissà che l'insonnia non funzioni ancora.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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