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Inter, 10 anni fa la Champions League. Branca "Ecco com'è nato il Triplete"

L'ex dirigente dell'Inter, in esclusiva per ilgiornale.it, ha ripercorso la conquista della Champions League e del Triplete incensando Moratti, Mourinho: "Una gioia indescrivibile"

Inter, 10 anni fa la Champions League. Branca "Ecco com'è nato il Triplete"

Oggi, 22 maggio, è una data importante per l’Inter e i suoi tifosi: 10 anni fa allo stadio Santiago Bernabeu di Madrid la squadra di José Mourinho sconfisse per 2-0 il Bayern Monaco di Louis van Gaal vincendo la terza Champions League della sua storia. Non solo, perché in virtù della conquista del campionato e della Coppa Italia ai danni della Roma allenata da Claudio Ranieri l’Inter riuscì nell’impresa storica di completare il Triplete, cosa successa a pochi club in Europa.

Quella squadra fece sognare milioni di tifosi ed era composta da grandi personaggi in campo e fuori: a partire dal presidente Massimo Moratti, fino ad arrivare al direttore d’orchestra José Mourinho, al collante tra società e calciatori Lele Oriali, a capitan Zanetti e tutti i calciatori della rosa nerazzurra e a colui che costruì, insieme alla società, una squadra che potesse competere ai massimi livelli come poi è stato: Marco Branca che ha vinto quindici titoli nella sua esperienza da direttore dell’area tecnica del club meneghino.

L’ex dirigente dell’Inter, dal 2002 al 2014, in esclusiva per ilgiornale.it ha ricordato quei grandi momenti passati in nerazzurro con la conquista del Triplete, ha parlato del presidente Massimo Moratti, di José Mourinho e di tanto altro ancora:

Branca, sono già passati dieci anni dalla conquista di quella Champions e di quel Triplete: che effetto le fa ripensare a quei momenti?

"Devo dire la verità, non mi fa molto effetto. Forse perché ho vissuto emozioni talmente forti e raggiunto traguardi bellissimi che questi ricordi restano sempre vivi in me in maniera indelebile”.

Lei insieme alla società ha allestito una grande squadra in grado di competere su più fronti, qual è l’acquisto che secondo lei ha impreziosito rosa di quell’anno?

“Indicarne uno sarebbe riduttivo, mi sembrerebbe di sminuire tutti gli altri. Il colpo più bello è stato acquistare quei grandi campioni tutti insieme. Poi, dopo il mercato c’è stato un grande lavoro di tutti, del mister José, del suo staff, della dirigenza e dei calciatori. Quella è poi diventata una squadra spettacolare e ben amalgamata che aveva una gran voglia di vincere e un gran carattere. Ottenere una squadra spettacolare dal punto di visat delle qualità singole, della voglia di vincere, caratteriale. Ripeto, il vero colpo fu mettere insieme quelle grandi pedine che si andarono ad unire alle altre già presenti in rosa per formare un’armata vincente”.

Mourinho è stato il comandante di quell’Inter da record: ci è un po’ rimasto male per il fatto che non sia tornato a Milano per festeggiare con i tifosi?

"Personalmente non l'avrei fatto e si mi viene chiesta la mia opinione posso non condividere: quello che ha fatto lui però l'ho sempre rispettato. Non ci si può calare dentro la mente di una persona, se ha preferito non presenziare a Milano avrà avuto i suoi buoni motivi a livello emotivo. L’annata è stata talmente bella che forse emotivamente non poteva reggere quella bellissima atmosfera del Meazza che noi tutti ci siamo goduti in maniera incredibile”.

La felicità di Moratti è stata una delle immagini più belle della notte di Madrid. Il Presidente si meritava quella gioia 45 anni dopo suo padre: cosa ci può dire dell’ex patron nerazzurro?

"Moratti è una grande persona, è stato un grande presidente e io sono orgoglioso di essergli stato utile in quegli anni in nerazzurro. Per la portata della persona se lo si conosce a fondo arrivi a fine giornata che ti sembra sempre di aver lavorato troppo poco (ride; ndr). Moratti è stato un presidente che ci ha messo l'anima, la competenza e la sua sensibilità. Tutta l'atmosfera di quei 15 titoli vinti quando c’ero anceh io sono la degna conclusione dei suoi tanti sforzi. Quell’atmosfera è stata creata e voluta da lui, tutti ci sentivamo in dovere di dare il massimo solo per la sua grande voglia di vincere”.

Ci racconta qualche aneddoto particolare del personaggio Mourinho legato alla finale di Madrid o a qualche altra circostanza in quei suoi due anni?

“José era un istrionico, di un'intelligenza sportiva, calcistica e anche extracampo fuori dalla norma. Si è integrato perfettamente nell'atmosfera Inter e lui veniva da una squadra come il Chelsea e da un altro campionato. In nerazzurro ha trovato l'ambiente giusto per lui, perché era carico e noi lo eravamo quanto lui. Ci ha messo la sua grande dedizione e qualità per il lavoro: sono stati due anni fantastici e ogni giorno c'era sempre qualcosa di nuovo per lui e per la società. Non ci siamo mai annoiati (ride; ndr)”.

Riuscì nell’impresa di scambiare Ibrahimovic per Eto’o più 50 milioni di euro: lo può considerare il colpo migliore della sua storia all’Inter?

“No, non è il colpo migliore ma perché ce ne sono stati tantissimi fatti con pochi soldi, a parametro zero. Ognuno ha la sua storia e ogni operazione di mercato conclusa ha avuto il suo perché. Ibra ed Eto'o sono stati due grandissimi giocatori, Samuel ha vinto di più e con noi vinse il suo secondo Triplete consecutivo ma la valutazione al ribasso di Eto’è era dettata dal fatto che avesse un solo anno di contratto”.

Fu una trattativa rapida?

“Sì lo fu se pensiamo alla portata di questi due campioni. Due grandi società come Inter e Barcellona che si siedono al tavolo per trattare due calciatori di quel calibro e che trovano subito l’accordo non si vede tutti i giorni. Noi eravamo affezionati a Ibra che ci aveva fatto presente dell'offerta del Barça, lui voleva nuovi stimoli e noi volevamo accontentarlo. Io ero già in contatto con entourage di Samuel da tempo e in poco tempo l’affare è andato in porto. Poi a fine anno siamo stati più felici noi per come è andata a fine la stagione, Ibra sarà stato meno contento ma noi siamo stati contentissimi sia di Eto’o che della nostra stagione”.

Le piace l’Inter attuale e la proprietà Suning?

“Dell'Inter attuale non ho tantissime informazioni, la seguo e vedo che si sta sforzando di essere molto competitiva. Non posso che augurare al club di tornare al top al più presto possibile e non è detto che forse qualcosa non possa essere vinto già quest'anno”.

La coppia d’attacco Lautaro-Lukaku le piace? Venderebbe l’argentino attirato dalle sirine bluagrana?

“Lautaro Martinez e Lukaku, sono molto bravi, mi piacciono molto. Non so se lo venderei l’argentino, queste sono osservazioni che giustamente devono fare i dirigenti dell'Inter che conoscono la situazione”.

Conte è la persona giusta nonostante il suo passato bianconero che non piace a qualche tifoso?

“In questa epoca calcistica dove non ci sono presidenti storici e figure riconosciute penso che questo non sia più un problema. Il fattore professionale conta molto di più dato che oggi ci sono pochissime bandiere. Conte è un ottimo allenatore ed è fuori di dubbio che stia facendo un ottimo lavoro all’Inter e gli auguro il meglio”.

Nella fase finale della sua esperienza all’Inter molti tifosi l’hanno criticata, non le ha dato un po’ fastidio questa cosa dopo tutti i traguardi raggiunti gli anni passati?

"Se si fa una considerazione oggettiva credo che quando finiscano i grandissimi cicli, ed è successo a tutti come anche al Milan di Berlusconi e Galliani, c’è sempre malcontento e necessità di cambiare qualcosa. Poi c'è una parte della tifoseria che manifesta diversamente queste considerazioni che non sono solo di gratitudine. Dispiace certo, però me ne sono fatto una ragione. Noi abbiamo fatto un grandissimo ciclo. E poi si è concluso. Massimo Moratti ha vinto 16 titoli, il doppio del già vincente padre anche se erano altri tempi, e tutto questo rimarrà nella storia dell’Inter”

Ha qualche rimpianto passato, come non aver venduto qualche eroe “scontento” del Triplete, o di non aver preso un giocatore come Cavani che passò per soli 18 milioni di euro dal Palermo al Napoli?

“Se uno pensa a posteriori quello che si poteva fare troverà sempre qualcosa che poteva fare in maniera diversa. Iin quel preciso momento storico e con quell'atmosfera non era affatto facile, ve lo assicuro. Doveva andare così perché poi l'anno dopo arrivammo secondi e qualche tempo dopo fu venduta la società. Credo sia stato giusto tutto così. I cicli sono fatto così: hanno un inizio e una fine”.

La finale di Madrid

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