C'è una coincidenza che può spiegare come possa nascere la notte quasi perfetta dell'Inter contro la Juve in coppa Italia. Tra la sconfitta senza lottare di Torino e i tre schiaffoni rifilati alla Signora a San Siro, ha parlato Massimo Moratti. E si è rivista la Pazza Inter, capace dell'impossibile. L'ex presidente aveva toccato i tasti dell'orgoglio e spiegato che con la Juve «bisogna sempre finire ammaccati». Kondogbia l'ha preso alla lettera, anche se il trauma cranico è già alle spalle e oggi si valuterà se farlo lavorare sul campo. Invece la squadra chiamata a una reazione le ha suonate alla Juventus, che non perdeva tre a zero da cinque anni. A dire il vero dopo la sfida di campionato aveva parlato non solo Moratti, ma anche Thohir via teleconferenza, nelle segrete stanze nerazzurre, parole dure ma orientate al terzo posto. E comunque da Giakarta il presidente mercoledì notte ha rivendicato la paternità: «È questa la mia Inter, questa è la squadra in cui ho sempre creduto: capace di combattere, che ha mostrato gran carattere e orgoglio nel vestire la maglia nerazzurra».
Seguito a ruota da capitan Icardi, rimasto a guardare l'impresa dei compagni, il moto perpetuo di Eder al centro dell'attacco potrebbe rivalutare le gerarchie: «E pensare che ancora c'è gente che pensa che questa squadra non ha le palle...». Se tra i destinatari del cinguettio ci fosse anche Moratti non è dato saperlo, ma sarebbe comunque un botta e risposta sull'orgoglio nerazzurro.Unico, da pazza Inter. Non c'è altra squadra con un dna paragonabile. Una scossa di adrenalina che ha tolto il sonno a Juan Jesus, ma non solo, e ad Appiano il giorno dopo, il rammarico è tutto in quella parata di Neto sulla girata di Perisic a un minuto dalla fine. Pensare che tre giorni prima Buffon aveva fatto una parata solo a partita chiusa. Dopo due partite del genere contro lo stesso avversario in tre giorni viene da chiedersi: Inter ci fai o ci sei?Se le parole di Moratti, e la sua visibilità nelle ultime settimane, possono essere solo una straordinaria coincidenza, la rosa nerazzurra può dare qualche spiegazione in più sul ritorno della pazza Inter. Un gruppo zeppo di giocatori che fanno della discontinuità una loro caratteristica e così nascono gare contraddittorie. Già viste a gennaio: due punti in campionato tra Sassuolo, Atalanta e Carpi, e in mezzo l'impresa sempre in coppa di Napoli. Le difficoltà di Mancini, i tanti cambi di formazione sono la conseguenza anche del fatto che tanti non hanno nelle loro corde un rendimento costante. Poche le garanzie alla Medel, gli stessi Miranda e Murillo si sono concessi qualche pausa in questi due mesi che hanno compromesso la corsa scudetto, ma non ancora il terzo posto. E il 2 marzo nerazzurro che con la qualificazione alla finale di coppa Italia avrebbe fatto il paio con il 5 maggio bianconero, può essere la svolta, può trascinare fuori dalla «depressione generale», ancora Moratti dixit, e rilanciare l'Inter nella corsa Champions. Mancini, che per l'ex presidente deve ritrovare serenità, ha rinforzato l'hashtag #cidobbiamocredere: «Una partita bella e intensa che deve ridarci consapevolezza per la rincorsa al terzo posto». Possibile se l'ispirato Brozovic e l'imprendibile Perisic, ma anche Ljajic e Kondogbia, trovano continuità.
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