L'ultimo pari del derby di aprile risale al 1993, altre storie, altro credo nel calcio milanese, altri personaggi: segnarono Berti e Gullit. Stavolta niente gol. E pari sia a dimostrare che il calcio dei «tutti perdenti» anche ieri sera non ha voluto trovare un vincente. Se fosse boxe sarebbe vittoria ai punti per l'Inter che ha tentato di fare la partita e di vincerla. Ha segnato gol annullati e magari ci poteva stare un rigore in suo favore. Più desolante il Milan, per una volta salvato dalla sua linea difensiva. Fischi sparsi nel finale. Milano città calcisticamente grigia.
Tutto bello a San Siro. Peccato che, poi, sia cominciata la partita: sì, quel calcio che ti riporta al realismo della mediocrità risvegliandoti dai sogni di uno stadio pieno come si giocasse la partita dell'anno. Le curve ultras con le loro scenografie: gli interisti hanno srotolato l'idea del Castello Sforzesco, i milanisti ci hanno riportato all'antica Mediolanum. «La Curva nord c'è», diceva lo striscione contrapposto al vuoto della curva rossonera. In tribuna il gotha dirigenziale, ecco tutto apparecchiato per godersela. Ma sono bastati quindici minuti eppoi tutti a guardare l'orologio, chiedendosi: quando finisce? Così è il calcio di Milano. Se vi pare. Squadre volonterose, Inter pronta ad azzannare per una ventina di minuti, Milan più guardingo in attesa del contropiede di Menez.
Primo tempo che ha sventolato povertà più che grandeur, catene più che libertà. Poi, nella ripresa, l'Inter avrà gridato alla sfortuna e alla vista corta dell'arbitro. Comunque più pericolosa la squadra nerazzurra al tirar delle somme: Palacio con il pepe ma micce bagnate. In campo una manciata di ragazzini. Milan con Van Ginkel anni 22 e Suso anni 21. Inter con Gnoukouri, ivoriano di 18 anni, il derby come una bella storia da raccontare, partito con buon piglio, salvo perdersi. E mettiamoci pure Kovacic, anni 20, eterno bambinone che sbaglia sempre la parolina (calcistica). Ma i giovani sono stati l'unica ragione per cercare ottimismo. Sennò sai che miseria il gioco? Il Milan si è affidato a un paio di percussioni di Menez e al tiro silurante di Suso (con adeguate respinte di Handanovic). L'Inter ha lasciato corda al Profeta. Hernanes ha tentato di farla da padrone, con le sue alternanze. Ma la personalità nerazzurra è stato il quid negativo. L'attendismo milanista si è trasformato in piglio solo quando l'Inter ha lasciato fare: c'è voluto un tempo per velocizzare le azioni d'attacco, Icardi, in 20 minuti, ha toccato due palloni a centrocampo, il primo vero tiro a un minuto dalla fine.
Il Milan ha pescato la rete con Alex, ma il pelatone brasiliano aveva già rovinato tutto all'inizio, andando in fuorigioco. L'Inter ha imitato dopo 4 minuti della ripresa, innescando la più bella azione (fino a quel momento) della partita. Via col vento Kovacic e Hernanes, tutto in verticale per Icardi (in fuorigioco) con servizio per il piede-gol di Palacio. L'argentino, per il vero, ci ha riprovato poco più tardi e se Diego Lopez e Mexes non avessero fatto muro... L'Inter, a quel punto ha preso coscienza e capito che, solo giocando in velocità, poteva infiltrarsi a casa Milan. E magari con un arbitro a miglior vista... Infatti, al minuto 18, nel bel mezzo del suo momento più offensivo, una conclusione al volo di Hernanes, deviata dal pugno di Antonelli, valeva il rigore: ma quello non ci ha visto. Anche se poi Antonelli si è riscattato, diventando l'involontario muro al gol, anzi all'autogol segnato da Mexes. Ancora uno sprint con Palacio e Hernanes, palla in mezzo del Profeta e il francese sbaglia porta. Ma l'arbitro vede un fallo precedente del Trenza su Antonelli.
I milanisti avranno toccato tutti i loro ninnoli, invece gli interisti hanno continuato il bombardamento che Diego Lopez ha sminato con buon interventi e un po' di fortuna (Palacio devia a colpo sicuro e la palla gli sbatte addosso). Dunque, pareggio e così sia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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