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Inter, febbraio da incubo. Non vince e non segna più

I nerazzurri bloccati dal Genoa: senza gol da 313 minuti. E dopo 4 anni restano a secco di successi per 4 turni

Inter, febbraio da incubo. Non vince e non segna più

L'Inter non ha proprio voglia di rivincere lo scudetto. Piuttosto sembra appassionata al tricolore del ciapanò (un gioco di carte per chi non conosca la materia) e sembra finita in una ragnatela senza uscita. Resta il gioco, non la bella squadra che aveva gestito il girone di andata: continua a perdere punti, non approfitta degli scivoloni altrui. Stavolta si è evitata figuracce difensive, ma la macchina da gol è ancora inceppata: sono 4 partite senza vittorie. Il Genoa si gode il pari. Comincia a prendere corpo il vizietto di Inzaghi che, nei gironi di ritorno, ha sempre peggiorato il cammino.

C'è tempo per invertire la tradizione, ma a Genova si è intuito subito il gramo della serata. Nei primi sei minuti Calhanoglu e Gudmundsson si sono mangiati un gol a testa. Difese allegre. Inter, in mezzo area, inizialmente svagata (leggi De Vrij e Bastoni), poderosa nel gioco del centrocampo senza mai trovare l'affondo che fa male. Dumfries e Perisic martellanti dai fianchi, però Dzeko è rimasto con due palmi di naso senza ricevere mai un cross decente tanto che, per gran parte del primo tempo, gli è toccato il ruolo di regista avanzato. Più furbo il Genoa che si è messo a testuggine, tenuto guardia alta e cercato spazi per pizzicare gli avversari. Melegoni ha interpretato bene, proponendo un po' di freddo per la ritrovata reattività di Handanovic. E ci ha riprovato anche.

Invece ci sono voluti 32 minuti perché Sanchez lanciasse un primo avviso della sua presenza. Non proprio incoraggiante per una squadra che vuol vincere il campionato e ha lasciato Lautaro in panchina per disperazione. Confortante rivedere la padronanza di Brozovic nel dirigere la squadra. Ma, se Calhanoglu e Perisic hanno piedi sbilenchi, che fare? Il diavoletto degli infortuni ha cercato di dare una mano ai nerazzurri mettendo ko, nel primo quarto d'ora della ripresa, prima Maksimovic poi Cambiaso. E D'Ambrosio ha cercato di approfittare dei problemi difensivi, ma tutto si è spento sulla traversa. Invece la frustrazione mostrata da Barella, in momenti di cattiva gestione, è stata un po' la faccia di questa Inter che promette, promette, eppoi son più le cilecche. Peggio quando il Genoa è riuscito a infilare qualche giocata in velocità: piccoli brividi. Fra tutti una preoccupante conclusione di Sturaro. Inzaghi ha provato a risvegliare le pruderie di Lautaro e Vidal, a 20 minuti dalla fine. Poi ci ha provato con l'esordio di Caicedo. Solo Lautaro ha dato qualche segnale: un bel destro, deviato da Sirigu. Più tardi ci ha riprovato.

Ma quelli dell'Inter sono stati più lampi che fulmini, potenza inespressa o senso di impotenza: qui sta il problema.

E Blessin, il tecnico del Genoa, ha mantenuto la costante del pedigree italiano: né vittorie, né sconfitte.

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