Inter, perdere è un'abitudine. E ora De Boer che voto si dà?

Settima sconfitta (la quinta in campionato) su 14 sfide Icardi si mangia il pareggio. E Leonardo torna in pole

Inter, perdere è un'abitudine. E ora De Boer che voto si dà?

«La mia Inter come voto merita sette». Parole e musica di Frank De Boer alla vigilia della trasferta di Genova. Bene. Contro la Sampdoria decide un gol di Quagliarella e l'unico sette che vola in faccia all'allenatore olandese è il numero delle sconfitte stagionali, cinque in campionato e due in Europa League. Venerdì all'assemblea dei soci l'ad Boolingbroke e il ds Ausilio si erano spesi a suon di «tutti con De Boer» e «tutto bene». I numeri raccontano altro: il Milan terzo, cioè la piazza che manda in Champions League è lontana otto punti, e giovedì a Southampton non si può sbagliare per non finire a novembre l'avventura nella piccola Europa. A questo punto non è sicuro che se la giocherà De Boer perché il ritorno di Leonardo è davvero possibile. Difficile non mettere in discussione un allenatore che ha perso il cinquanta per cento delle partite stagionali. L'aggravante sono le parole di De Boer a fine gara: «Non ho capito perché abbiamo giocato solo dopo 45 minuti». Più o meno quelle dopo Bergamo. Inter sempre in altalena che in pochi giorni passa dalla prova convincente con il Torino a quella opaca di ieri. Le occasioni create e l'assalto finale che sbatte sulla traversa di Palacio, la seconda dopo quella di Brozovic, non è quello di una squadra che non ha voglia di lottare, ma che è in piena confusione tattica come scollegata dal suo allenatore. Che a detta sua non sarà integralista, ma presentare una mediana con Banega, Joao Mario e Brozovic in trasferta in Italia è come consegnarsi all'avversario.

La conferma sono i due buchi nel centrocampo dell'Inter che in un quarto d'ora mandano soli al tiro prima Muriel, malamente a lato, e poi Quagliarella, tra le braccia di Handanovic. Da riascoltare Joao Mario e Ausilio prima della gara. Il ds nerazzurro a domanda su Verratti scherza: «Lo abbiamo già preso». Poi serio aggiunge: «Non si può che parlare bene di lui... Non esiste allenatore o ds cui non piaccia». Però è un'implicita conferma che qualcosa manca lì in mezzo a prescindere dalla squalifica di Medel. E Joao Mario precisa: «Darò sempre il massimo anche se non sono nel mio ruolo». Lo capisce in fretta la Sampdoria che va a sfondare più volte al centro la mediana dell'Inter e trova il gol all'ultimo minuto del primo tempo. Linetty appoggia per Quagliarella che sul filo del fuorigioco castiga Handanovic: terzo gol in carriera all'Inter, terzo gol in campionato. E squadra di De Boer colpita nel suo momento migliore dopo un inizio complicato. La traversa di Brozovic, pericoloso anche di testa, una deviazione sottoporta di Icardi il fatturato dell'attacco nerazzurro a cui manca ancora una volta la fantasia di Banega che da interno si ingrigisce e soprattutto si sacrifica poco e contro voglia. A proposito di giocatori non propriamente schierati nel loro ruolo. Detto che anche la Sampdoria ha all'attivo un palo esterno di Barreto all'intervallo si devono contare i tanti errori tecnici di Icardi e compagni, le palle perse e le difficoltà nella circolazione della palla.

Eder suona la carica dopo l'intervallo, ma è Maurito a metà della ripresa ad avere la palla per salvare come con il Torino De Boer, ma gira di testa clamorosamente sopra la traversa l'assist di Brozovic. A quel punto a De Boer non resta che la mossa della disperazione stile Pescara. Allora furono tre cambi in un colpo solo, stavolta due con Perisic, un altro finito ai margini, e Palacio al posto di Candreva ed Eder, l'ex Samp un altro dalla pessima abitudine di uscire nervoso al cambio, stile Insigne e Bacca.

La scossa è un tiro alle stelle di Banega. Piuttosto è Handanovic a salvare su Budimir. Il forcing finale si stampa sulla traversa di Palacio. L'Inter per De Boer era da sette, un voto che adesso è solo la somma delle sue sconfitte.

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