Inzaghi e la sfida all'amico Mihajlovic Ma non c'è spazio per i sentimenti

Insieme nella rosa scudetto 2000. Sensini: «Era il pupillo di Sinisa»

Inzaghi e la sfida all'amico Mihajlovic Ma non c'è spazio per i sentimenti

Insieme hanno scritto la storia, ma oggi non ci sarà spazio per i sentimenti. C'è un vecchio amico come Sinisa Mihajlovic, infatti, sulla strada della Lazio targata Simone Inzaghi verso il primo posto. Quella vetta della classifica che, a questo punto della stagione, i biancocelesti non occupano dal 1999. Allora il torneo finì con il tricolore cucito sulle maglie del Milan di Zaccheroni. La stagione successiva, però, la Lazio si prese la rivincita, conquistando lo scudetto all'ultima giornata. Vent'anni fa in campo, da titolari e trascinatori di quella squadra, c'erano proprio Simone Inzaghi e Sinisa Mihajlovic, che oggi saranno rivali. Almeno per 90 minuti, visto che il destino potrebbe divertirsi a incrociare ancora una volta i loro percorsi. Non è un mistero, infatti, che la Juve pensi al tecnico laziale per la prossima stagione. Con Tare pronto a puntare proprio su Sinisa come sostituto. Un nome che lo stuzzica insieme a quelli degli emergenti Juric e Liverani. Miha, però, per esperienza e conoscenza dell'ambiente (ha vestito la maglia laziale per 6 stagioni, alzando al cielo ben 8 trofei) rappresenterebbe la prima scelta.

Inzaghino da calciatore era un pupillo di Sinisa, che l'aveva preso sotto la sua ala protettiva come racconta l'argentino Nestor Sensini, uno dei protagonisti dello scudetto 2000 (24 presenze e 1 gol): «Simone veniva dal Piacenza ed era al primo anno in una big. Miha gli dava tanti consigli, è stato importante per la sua crescita. All'epoca non mi sarei mai immaginato che Inzaghi potesse fare una carriera del genere in panchina: è stato bravissimo ad allenare per gradi partendo dalle giovanili. Adesso è uno dei migliori in circolazione». Quella Lazio era ricca di campioni: «Le partitelle in allenamento diventavano delle battaglie. E quanti leader in quello spogliatoio... Io - dice ancora Sensini - ero stato captano a Parma, c'erano Nesta, Nedved, Veron e Simeone, ma quando alzavano la voce Mancio o Miha stavamo tutti zitti. Loro due erano gli allenatori in campo della squadra». Sul rettangolo verde, però, il giovane Inzaghi si faceva rispettare: «All'inizio l'avevano frenato i problemi alla schiena, ma nel girone di ritorno ha soffiato il posto a Salas e ci ha dato la spinta decisiva alla rimonta scudetto con i suoi gol. Spero possa rivincerlo da allenatore».

Senza gli infortunati Acerbi, Lulic e Marusic oggi la Lazio vuole dare un segnale forte alla Serie A, certificando con un successo la candidatura allo scudetto e godendosi la testa della classifica. Almeno per una notte.

Intanto il club di Lotito ha ufficializzato la cessione in prestito di Minala in Cina al Qingdao Huanghai. Dovrebbe giocare nella Chinese Super League, condizionale d'obbligo visto che la Lega cinese è attualmente sospesa per l'epidemia-Coronavirus.

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