Besançon. Barba lunga, di qualche giorno. Dicono che non se la tagli per scaramanzia, ma il fido massaggiatore Michele Pallini assicura: «Non lo fa solo per pigrizia. Dice di non averne il tempo
». Conferenza stampa bucolica, nel giardino dell'hotel appena fuori Besançon. C'è il mondo attorno a Vincenzo. Tutti che vogliono scoprire questo ragazzo di Sicilia emigrato a 14 in Toscana, in giallo dopo dieci tappe. «Manca ancora tanto e Parigi è lontana», risponde a chi gli chiede se si sente già con il Tour in bacheca. «Qui al Tour tutti i giorni ci sono sorprese: non si può mai stare tranquilli. Guai a sentirsi già arrivati».
Gli chiedono: chi ti fa paura? «Tutti. Da Richie Porte a Valverde ma occhio anche a gente come Bardet e Pinot: magari non arrivano a vincere un Tour, ma possono fartelo perdere».
Vogliono sapere tutto, anche il suo rapporto con la storia del ciclismo e le leggende delle due ruote. Venerdì saranno i 100 anni dalla nascita di Gino Bartali. «Io leggo poco, ma ascolto tanto i racconti di chi sa e mi sono visto tantissimi video sulla storia del ciclismo. Sono cresciuto guardando i documentari dei più grandi campioni del pedale. Le vittorie di Gimondi e Bartali, Coppi, ma anche di Hinault, l'ultimo dei grandi. Ma anche di Luison Bobet, mito di Francia». E i colleghi francesi vanno in brodo di giuggiole. Incantati.
Poi un ricordo di Pantani. «Mamma Tonina qualche settimana fa mi ha regalato una maglia gialla di Marco. Le ho promesso che se tutto andrà come deve, andrò a trovarli con una maglia tutta mia.
Oggi si torna a pedalare. Undicesima tappa, da Besancon a Oyonnax, 188 km tutti su e giù.
Nibali riparte con 2'23 su Porte, 2'47 su Valverde, 3'01 su Bardet e 3'12 su Gallopin.
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