Italia, devi vincerne quattro Il ct: «Non sono disperato»

Ventura: «Non servono moduli bensì entusiasmo e voglia. Mai lavorato bene come in questi giorni...»

Italia, devi vincerne quattro Il ct: «Non sono disperato»

Catastrofe e disastro sono i termini che da Coverciano hanno fatto eco alla parola apocalisse del presidente Figc Tavecchio in caso di mancata qualificazione al Mondiale. Una qualificazione, per scacciare i cattivi pensieri («non drammatizziamo, isoliamoci da queste voci e troviamo un equilibrio interno», consiglia Chiellini), da costruire in quattro atti tra stasera a metà novembre: prima garantendosi lo spareggio (basta un punto e magari arriverà già allo stadio Grande Torino), poi vincendolo per evitare l'onta eliminazione che l'Italia ha vissuto 60 anni fa.

Nel primo di questi atti, con la Macedonia che a Skopje ci mise una gran paura, in campo ci sarà un'Italia ben poco Venturiana, figlia anche delle tante assenze (almeno dieci compreso l'Emerson Palmieri naturalizzato ma mai testato): modulo 3-4-3, mai utilizzato in gare di qualificazione ma solo nell'amichevole con la Germania a Milano e l'usato sicuro della Bbbc in difesa, che nell'era del ct di Genova è quasi un inedito (tra infortuni e squalifiche, si è vista solo in Israele nel settembre 2016). Più per necessità che per scelta, spazio a chi ha giocato poco nei propri club - i suoi ex allievi al Toro Zappacosta e Darmian, l'interista Gagliardini ancora non convincente appieno per Spalletti (finora 53 minuti in azzurro contro l'Olanda a marzo) e il veterano Barzagli, ora senza il posto sicuro nella Juve e in Nazionale. Ma ci sarà anche altro Toro del passato (Immobile e la novità Verdi) e, non potendo convocare tutto il Napoli (Ventura dixit), una coppia «napoletana» in attacco - esplosa con Zeman a Pescara - con il già citato attaccante della Lazio e Insigne. Finalmente nella sua posizione preferita in campo, dalla quale può essere letale per gli avversari come avviene nella squadra di Sarri.

La «rimpatriata» del ct nella nuova veste non è solo un tuffo nostalgico nel passato. In questo stadio («mi fa piacere tornarci, lo sento casa mia, il pubblico è sempre stato straordinariamente positivo qui») Ventura chiede la spinta finale per assicurarsi l'obiettivo minimo e riconquistare quel clima positivo che lo aveva accompagnato fino a giugno, prima dunque di quella serata da incubo al Bernabeu: «Mi aspetto una buona prestazione da parte della squadra, lo stadio è una conseguenza. Mi auguro ci dia ulteriore spinta, ma il pubblico deve essere preso per mano da noi».

Intanto il ct ha parlato ai suoi giocatori, in particolare ai più giovani, per preparare al meglio - anche psicologicamente - le ultime tappe del girone e gettare basi importanti verso lo spareggio. «Questa settimana è stata una delle migliori dal punto di vista della preparazione», precisa Ventura. Serve vincere sia con la Macedonia di Pandev che con l'Albania di Panucci per non rischiare di scivolare fuori dalle teste di serie anche per il sorteggio dei playoff. Il che potrebbe significare uno scontro da brividi con Cristiano Ronaldo o con la Francia se le due finaliste di Euro 2016 dovessero fallire la qualificazione diretta.

«Al di là di moduli e giocatori, sono fondamentali l'entusiasmo e la voglia nelle prossime due gare - così il ct -. C'è sempre stato l'obbligo di vincere, persino in amichevole. Verdi? Dovrà dimostrare di valere questa maglia e di voler stare in questo gruppo.

Quanto ai playoff sapevamo che saremmo potuti arrivarci: non c'è disperazione, ma consapevolezza di dover vincere due gare. E sappiamo che a novembre staremo meglio a livello di condizione fisica». È quello che si augura l'Italia intera.

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