Coronavirus

"Italia, ripartire si può. Copia la mia Germania"

Il guru tedesco della panchina: "Il nostro protocollo si è dimostrato sicuro, è replicabile negli altri tornei"

"Italia, ripartire si può. Copia la mia Germania"

Un osservatore. Un semplice appassionato. Oggi Ottmar Hitzfeld si pone così, come fosse un tifoso qualsiasi. Lui però ha fatto la storia del calcio. In Germania e nel mondo. Lui, l'unico in grado di vincere la Champions League con due squadre diverse ma della stessa nazione. Ha raggiunto il tetto d'Europa con il Borussia Dortmund nel 1997 (vinse contro la Juventus in finale) e con il Bayern Monaco nel 2001 (ebbe la meglio sul Valencia di Cuper). Da sei anni, quando guidò la Svizzera ai Mondiali 2014 (uscì solo ai supplementari contro l'Argentina di Messi) è in pensione. Ha rifiutato offerte ricche arrivate dalla Cina e dal Qatar. «Ho una certa età, ho deciso di dedicarmi alla famiglia», dice. E ovviamente al calcio. Ora che la Bundesliga ha ripreso a giocare può dedicarsi alla sua grande passione: «Sono contento che negli altri Paesi lentamente si ricominci, spero si riesca a farlo anche in Italia, è importante per il popolo e per l'economia. Il protocollo tedesco è sicuro, credo si possa esportare anche all'estero ottenendo gli stessi risultati».

Sorpreso dal fatto che il campionato tedesco sia ripartito con questo anticipo rispetto agli altri tornei?

«No, credo che siamo stati fortunati perché il virus è arrivato dopo esser passato per l'Italia e la Spagna e quindi ci siamo organizzati meglio. Io vivo a pochi chilometri dal confine con la Svizzera, devo dire che da noi non c'è mai stata vera e propria paura. Anche questo ci ha aiutato a programmare meglio la ripresa e contrastare in maniera più lucida il virus».

Che impressione le sta facendo la Bundesliga senza pubblico?

«Buona, il livello è alto, forse anche più di prima. Senza il pubblico che carica i giocatori noto che ci sono meno falli e il gioco, di conseguenza, è più fluido e divertente. Ovviamente si perde molto dal punto di vista emotivo. Il pubblico è uno spettacolo nello spettacolo, per questo a somme fatte qualcosa si perde. Ma le partite sono più veloci e divertenti dal punto di vista tecnico».

Possiamo aspettarci lo stesso anche in Italia?

«Lì da voi il discorso è un po' diverso. La Serie A è molto tattica, quindi potrebbe comunque dominare quell'aspetto lì. Però vedrete anche voi che ci saranno meno simulazioni del solito, meno falli, meno livore. E sarà un bello spettacolo».

In settimana il Bayern Monaco ha di fatto chiuso il discorso per il titolo battendo il Dortmund...

«Io sono uno spettatore neutrale perché con entrambe le squadre ho vinto sia la Bundesliga che la Champions League, ma questa volta speravo, per mantenere l'incertezza nella lotta al titolo, che si arrivasse con le squadre vicine in classifica fino all'ultima giornata. Per questo sarebbe stato più bello se lo scontro diretto fosse finito in pareggio o addirittura con la vittoria del Dortmund. Con 7 punti di vantaggio a 6 giornate dalla fine ritengo impossibile che il Bayern butti via il primato».

Per l'ennesima volta però i bavaresi sono partiti con il freno a mano tirato, ingranando solo nella seconda parte della stagione. Perché balbettano tanto all'inizio?

«Con il campionato che stanno per vincere saranno otto titoli nazionali di fila. A inizio stagione i giocatori sono sazi, meno determinati. Quando poi il campionato entra nel vivo però la musica cambia».

In Italia si parla molto del possibile arrivo di Nagelsmann e Rangnick, cosa ne pensa?

«Non voglio entrare nelle speculazioni di mercato. Rangnick è un uomo di calcio, un intenditore, molto stimato da noi. Viene soprannominato Professor proprio perché è attento a ogni dettaglio. Nagelsmann è un ottimo allenatore. Cambia spesso modulo, esalta le qualità dei suoi giocatori. Mi piace perché è spavaldo, pensa sempre ad attaccare, cerca di mettere in difficoltà gli avversari. Lo faceva quando era all'Hoffenheim, lo fa ora al Lipsia che gli ha messo a disposizione una squadra più forte. Ha un bel futuro di fronte a sé».

Giusto far ripartire le coppe europee dopo la fine dei campionati?

«Per me sì. Fare viaggi internazionali al momento è ancora rischioso.

Credo sia sensato preoccuparsi prima di competizioni nelle quali gli spostamenti siano circoscritti».

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