La Juve cala il poker ma non fa festa

Travolto il Palermo, più 9 sul Napoli. Ma stona il ko del Principino. E Allegri mette i puntini sul rinnovo

La Juve cala il poker ma non fa festa

Un rumore sordo rovina i preparativi della festa scudetto alla Juventus. Il suono maledetto è quello del ginocchio sinistro di Claudio Marchisio che salta dopo un quarto d'ora e fa calare il silenzio nella casa della Signora che a quel punto è già a più nove sul Napoli franato a San Siro contro l'Inter. Khedira ha già sfruttato l'assist di Pogba e segnato il primo dei quattro gol al Palermo quando è scoccato il minuto nove di gioco: il tedesco di fatto risolve la prova del nove per la capolista. In vantaggio, ma choccata dalla perdita dell'erede di Pirlo, la Juve gigioneggia, sbaglia tanto tecnicamente e il Palermo sfiora il gol con Trajkovski, ma Barzagli salva sulla linea. Un altro spavento rosanero fa imbestialire Allegri che entra anche in campo. Allora la Signora si ricompone e almeno non rischia più ma impiega un'ora per chiudere la gara. Il sigillo è di Pogba, come a San Siro letale sugli sviluppi di un calcio d'angolo. La differenza tra le due squadre è l'impietoso confronto tra numeri 10: delizia Pogba e croce Hiljemark. Poi alla festa partecipano Cuadrado, dribbling con scavetto e destro sotto la traversa del colombiano, e pure Padoin col primo gol allegriano per un modello esemplare del giocatore bianconero.

Il poker è una lezione severa per il Palermo del ritornato Ballardini, che si può consolare col fatto che da queste parti in campionato non segna nessuno da oltre quattro mesi, l'ultimo Ilicic su rigore in Juve-Fiorentina 3-1 del 12 dicembre. E per trovare un gol subito su azione dai bianconeri bisogna risalire addirittura al derby nella notte delle streghe. La straordinaria rimonta ora trasformata in cavalcata della capolista è spiegata anche dall'incredibile ruolino nel fortino dello Juventus Stadium: ottava partita di fila senza prendere gol. E dopo 33 giornate sono 17 i gol subiti: per trovare di meglio bisogna risalire al Milan '93-94. Così la Signora si è circondata di una sorta di aura d'inviolabilità che a volte la porta a piacersi troppo e questo ad Allegri va di traverso. Come il giallo di Morata per proteste e a risultato acquisito che farà saltare la sfida con la Lazio allo spagnolo. Difetti da correggere con ogni probabilità con il quinto scudetto consecutivo cucito sulla maglia. Cioè in estate, prima della quale c'è da firmare il rinnovo di Allegri, ma rimbombano sulla festa le sue parole: «Ci si siede attorno a un tavolo per programmare il futuro e se qualcuno non è d'accordo alza la mano e se ne va. La realtà è che alla Juve lo programmano bene il futuro». L'allenatore corregge poi il tiro parlando di fraintendimento, che ci sarà tempo, che il prolungamento si farà. Ma forse era meglio evitare e concentrarsi sui calcoli scudetto. Allegri cinguetta: «Niente feste in anticipo». Ma vincendo le prossime due, non facili, contro Lazio e Fiorentina, basterebbe il pari in casa con il Carpi il primo maggio. A patto che il Napoli faccia sempre bottino pieno, altrimenti servirebbero anche meno punti.

Ma non si guarda in casa d'altri alla Juve, «la squadra più forte che ho mai allenato. Lo dicono i risultati» sostiene Allegri. Comunque è scattato il conto alla rovescia per il quinto scudetto di fila, quello della rimonta impossibile. Un'impresa nell'impresa.

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