
Quattro contro quattro. Quattro sono i pareggi di fila della Juve maturati tra campionato e Champions, l'ultimo a Villareal ha il sapore della beffa perché maturato sull'ultimo calcio d'angolo e firmato dall'ex Veiga. E sembrano quasi una traiettoria comune con la clamorosa e discussa striscia di X ottenuta da Motta nella passata stagione. Quattro (in verità, coppa Italia compresa, sono 5) i successi collezionati in campionato dal Milan dopo l'iniziale testacoda con la Cremonese che fanno notizia se confrontati col passato recente discontinuo dei rossoneri.
Eppure questo Juve-Milan non è solo un gioco di grandi numeri perché mette di fronte, quasi a specchio, limiti e virtù, persino le diverse caratteristiche dei due team e dei rispettivi allenatori con un paio di ritorni a Torino scanditi da una narrazione completamente diversa rispetto alla tradizione. Rabiot per esempio è stato il primo a segnalare che ritrovare la Juve dopo un anno e qualche mese "non è un appuntamento con i rimpianti ma un incontro addirittura piacevole grazie ai ricordi felici degli anni vissuti". Così Max Allegri che si presentò a casa Milan il primo giorno con un grazie riservato alla Juve dopo gli otto anni vissuti e quel congedo con la coppa Italia conquistata e la famosa sfuriata contro Giuntoli. La verità, dietro parole al miele, è proprio questa: i due non inseguono propositi di banale rivincita, hanno fatto pace con il loro passato, nel loro lavoro quotidiano tradiscono l'ambizione di recuperare il proprio spessore professionale. E infatti lo Stadium prepara un'accoglienza "commovente" per il loro ex condottiero.
La Juve ha grande abbondanza in attacco, più soluzioni e in qualche caso (per il ruolo del centravanti) l'imbarazzo della scelta tra Openda, candidato, Vlahovic (il preferito di Max), e David reduce dal gol mancato davanti alla porta vuota in Spagna. Al contrario il Milan vive di stenti proprio in quel settore dove Leao non è ancora pronto per giocare dall'inizio, Gimenez si trascina dietro più di un rimorso e Pulisic è il valore aggiunto mentre Nkunku scalpita in panchina adesso che ha recuperato anche la nazionale francese. Se poi ci si concentra sul punto debole di Tudor e al cemento di Allegri, allora si passa in rassegna il centrocampo rispettivo per via da un lato della presenza di Modric al fianco di Rabiot e della mancanza di risorse dietro la coppia Locatelli-Thuram (Koop ancora disconnesso).
A questo punto allora la sfida può essere decisa proprio dalle due difese che marcano, sulla carta, la distanza più evidente tra Juve e Milan. Qui da una parte la garanzia bianconera è l'eventuale recupero di Bremer, dall'altra invece il ritorno in gruppo di Tomori è solo un cerotto visto che c'è da sostituire con il semi-deb Bartesaghi lo squalificato Estupinan.
E doverlo fare avendo di fronte le serpentine di Conceiçao può diventare un battesimo del fuoco. Già al cospetto di Neres, nell'ultimo tratto di Milan-Napoli, fu un tormento unico per il giovanotto che riscuote la fiducia dell'Under 21.