"Con la Juve ingiustizia difficile da cancellare"

Il tecnico della Roma: "Mi perseguiterà tutto il campionato, ma accetterò il verdetto finale. Gli arbitri sono onesti. Ma o togliamo i replay oppure vanno aiutati con la tecnologia"

"Con la Juve ingiustizia difficile da cancellare"

Roma - Rudi Garcia, soddisfatto della prima parte di stagione?

«Sì, non possiamo essere sempre brillanti, la Champions divora energie. Abbiamo la stessa filosofia, la cosa diversa sono le tante assenze, la prima quella di Castan, ma avevamo costruito una rosa più ampia. Cosa non mi è piaciuto? Il primo tempo con il Napoli, a parte ovviamente la serataccia con il Bayern».

Sappiamo tutti i motivi del -3 dalla Juve, ma alla fine se dovesse finire dietro i bianconeri di poco, accetterà il verdetto?

«Perdere così è difficile da accettare, forse non lo farò per tutta la stagione o per tutta la vita. Poi il verdetto finale è sempre giusto e io lo accetterò, anche se è meglio che non ci siano situazioni di ingiustizia. Da quell'ingiustizia la squadra deve trarre grinta e voglia di scendere in campo per vincere il più possibile».

Lei dopo quella partita disse che vincerete lo scudetto. Era più allenatore o attore?

«Sono allenatore perché credo a quell'obiettivo, ma attore perché quello era il momento giusto per dirlo. Poi la verità appartiene al campo, sarà quello a dire chi ha fatto meglio. Se non c'è competizione, non c'è bellezza nella vittoria. Sulla Juve, non è che ho un rammarico per i tre gol irregolari, è il sentimento di ingiustizia che è difficile da cancellare».

Crede alla sudditanza psicologica degli arbitri?

«Credo all'onestà degli arbitri, sono uomini e in una frazione di secondo devono decidere. Noi a volte rivediamo dieci volte un replay e fatichiamo a capire. Quindi o togliamo i replay o aiutiamo gli arbitri con la tecnologia».

Lei parla di allenatore-educatore. Teme che le cattive abitudini del calcio italiano abbiano cambiato anche Garcia?

«Io non cambio il mio modo di essere, sono uno che si fida delle cose che sente e cerco di trarre esperienza dal vissuto. Per quanto mi riguarda, ho fatto sempre performance al di sopra delle attese del club nel quale lavoravo e sta avvenendo anche qui. Sono felice a Roma, ho un rapporto bellissimo con la città e con i tifosi. Abbiamo tutti lo stesso obiettivo di vincere, ma prima dobbiamo diventare un grande club e avere continuità. Non si può vincere in poco tempo, anche Roma non è stata fatta in un giorno».

Con lei la Roma è stata sempre o prima o seconda. Eppure le critiche sono arrivate.

«L'ambizione ora è quella di vincere almeno un titolo. Quanto alle critiche, a Trigoria sono come dentro una bolla. Finché tutto va bene con i giocatori e la società, allora tutto è ok. Questo fantasma dell'ambiente per me non esiste. I tifosi hanno fiducia nella squadra che dà tutto in campo».

Dopo la sconfitta con il City lei ha parlato della differenza di fatturati e della necessità di prendere i giocatori migliori.

«È vero che la serie A ha bisogno dei Tevez e degli Higuain, ma il concetto è un altro: non abbiamo bisogno di giocatori migliori, ma di migliorare in generale la rosa. Il Psg ad esempio ha possibilità illimitate, ma non ha mai vinto la Champions».

Il mercato di gennaio può spostare gli equilibri?

«La storia dice che è raro che avvenga. Io per dire non ho chiesto nessuno alla società. Perdiamo i due africani, ma lo sapevo dall'inizio della stagione. C'è la concorrenza negli spogliatoi e tutti devono sentirsi importanti».

La Juve potrebbe prendere Sneijder…

«Poche volte chi arriva a gennaio fa subito grandi cose, poi è ovvio che Sneijder sia un grande giocatore. Io penso però che quando costruisci una rosa, è quella per la stagione».

Se Destro andrà via, chiederà un'altra punta?

«Questa cosa non accadrà, Mattia mi ha detto che vuole rimanere a meno che non abbia cambiato idea durante le vacanze».

Sorpreso che Conte si lamenti della scarsa collaborazione dei club?

«La cosa bella che ha fatto Antonio è quella di essere venuto a vedere come lavorano i club. È una cosa di buon senso ma che fanno in pochi. Avere un rapporto non solo tra noi allenatori ma anche tra i due staff è importante. Ora è normale che Conte difenda i colori dell'Italia e spinga per fare i risultati. A me ha sorpreso il fatto che il campionato di A non possa iniziare prima di fine agosto così come mi sorprende il fatto che in Italia, a differenza della Francia, i tifosi dei club non siano legati alla Nazionale».

Totti ha compiuto 38 anni. Avete iniziato a pensare a una Roma senza di lui?

«Per fortuna non dobbiamo pensarci ora. Il miglior complimento lo ha fatto Guardiola, che ha detto che Francesco ha un gioco attorno a sé che gli consente di divertirsi. La sua uscita dovrà essere all'altezza del suo talento, vinciamo quest'anno e i prossimi e consentiamogli di fermarsi come merita. È intelligente e sa gestirsi, saprà lui quando dire basta. Per ora mi godo il fatto di avere un calciatore come lui, al quale non posso più chiedere di segnare 15 gol a stagione, ma di regalare assist e di giocare il pallone».

Da Totti a De Rossi: sta vivendo un periodo di appannamento…

«Su di lui ho sentito di tutto. Dico solo che è un grande giocatore e un grande uomo che vanta 100 convocazioni in Nazionale. Ha avuto delle difficoltà anche a causa di cose che accadevano fuori e che non aiutano ad essere sereni. Ma noi siamo una grande famiglia e io conto su di lui al 100%.

Quando sta bene sul piano fisico e mentale è fantastico, nella mia carriera non ho mai visto uno così forte. Quando sono arrivato, Daniele era sul piede di partenza. Mi sono battuto per trattenerlo e lui è rimasto anche quando si è presentato lo United».

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