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La Juve ritorna sulla terra Conte: "Mai detto triplete"

"La Champions non era il nostro obbiettivo, ma si poteva fare meglio. Prima che un'italiana la vinca ci vorranno anni"

L'allenatore della Juventus Antonio Conte
L'allenatore della Juventus Antonio Conte

Ripartire. Per forza di cose. È quello che deve fare la Juventus oggi contro il Sassuolo, in casa e ancora con la curva Sud piena di bambini a causa della squalifica per due giornate comminata al settore più caldo dello Stadium. Dovrà mettersi alla spalle il ko in Champions, la Signora. E sulla carta il match non è di quelli più difficili pur senza dimenticare che nelle ultime quattro trasferte gli emiliani hanno raccolto una vittorie a tre pareggi: per di più, la squadra di Di Francesco ha imposto l'alt a Napoli e Roma.

Come dire che è una banda da non sottovalutare, anche se oggi sarà priva di Domenico Berardi, gioiellino vero di proprietà bianconera: se vincesse il suo ottavo match di fila in campionato arrampicandosi a quota 43 in classifica, la Juve eguaglierebbe il fatturato prodotto dalla Signora di Capello nel 2005-06.

Con tutto il rispetto per i neroverdi, però, il tema del giorno è ancora l'uscita dalla Champions. Che a Conte non è andata giù, come nemmeno a tutti coloro i quali tifano Juve.

Il mal di pancia rimane, pur se il tecnico bianconero spiega per l'ennesima volta che «bisogna avere il tempo per costruire». Frase più o meno di circostanza, chè l'irritazione è lampante: «Fallimento? Perché non abbiamo vinto la Champions League? Se quello era il nostro obiettivo stagionale, sicuramente lo è. Forse sì, anzi: l'avevo messo come obiettivo principale. E avevo parlato di triplete: avremmo dovuto fare nostra la coppa, poi lo scudetto e la coppa Italia dopo avere già portato a casa la Supercoppa». Ironia e sarcasmo a chili, anche se poi arriva un'analisi più ragionata: «Si poteva fare un percorso più lungo, questo sicuramente. Non ci siamo riusciti, perché ci siamo ridotti a giocarci tutto nell'ultima partita quando la qualificazione avrebbe potuto essere già in ghiaccio. Invece è successo qualcosa di incredibile e probabilmente, visto che in queste cose sono fatalista, il destino ci ha mandato dei messaggi». Che si spera possano servire in futuro. «Chi fa il nostro sport sa che si può vincere e si può perdere: dobbiamo essere preparati in ambedue i casi. Dovremo essere bravi a rialzarci anche questa volta».

Sulla crisi del calcio nostrano, Conte non cambia idea: «Serve tempo, invece si pensa che dall'oggi al domani si possano costruire corazzate capaci di andare a fare la guerra contro squadre che sono più strutturate, sotto tutti i punti di vista. Noi abbiamo fatto un miracolo già a tornare protagonisti in Italia, dopo due settimi posti. In Champions non abbiamo iniziato bene e il nostro cammino è stato pregiudicato. Però, chi pensa che le vittorie nascano dall'oggi al domani non ha purtroppo mai vinto in vita sua. La Champions attuale non è quella dei miei tempi: oggi ti scontri con squadre che sono attestate a livello mondiale e che economicamente sono difficili da raggiungere. E' inutile che mettiamo la testa sotto la sabbia: ribadisco che di qui a parecchi anni sarà molto dura vedere una squadra italiana in finale. C'è da lavorare tanto, lo avevo già detto in tempi non sospetti: stranamente, quando emetto sentenze spesso ci azzecco. Per alzare l'asticella ci vorranno tempo, entusiasmo, passione, pazienza e tante altre cose».

Soldi, soprattutto. Ma qui la palla passa ad Agnelli e Marotta.

Nel frattempo, prima della sosta, ci sono Sassuolo, Avellino in coppa Italia e Atalanta: «Pensiamo a loro e non a fesserie varie, all'Europa League o ad altro».

Con Asamoah che, complici le assenze di Pirlo e dello squalificato Marchisio, potrebbe giocare da interno di centrocampo e Tevez («un leone e un leader, non mi importa che in Champions non abbia segnato») che farà coppia con uno tra Quagliarella e Llorente.

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