Strano, lì ci dovevano stare Juventus, Roma ed eventualmente Napoli. Invece sono sotto e anche mica male, veniteci a prendere dicono gli interisti, ma loro tre neanche una piega. Oggi si giocano qualcosa, niente di definitivo o drammatico, ma lo scontro diretto del San Paolo è roba grossa, mentre la Roma all'Olimpico con il Carpi deve almeno tentare di non far ridere i laziali, poco, ma davanti in classifica.
Voce grossa a chi critica, sorrisi di compatimento a chi fa domande scomode, e invece minimizzare, sminuire, deprezzare oltre il lecito: «La classifica non conta», ha detto Garcia. Il francese è l'unico a rischio se è vero che già al termine della scorsa stagione c'erano perplessità sul rinnovo. Non è piaciuto tantissimo che si sia messo a fare i nomi di chi ha sbagliato senza mai accusarsi. Gli ultimi a prendersi una pubblica menzione sono stati Manolas e Rudiger: «Col Sassuolo non hanno ripetuto la prova fatta con il Barcellona».
Non sono frasi che cementano il gruppo, forse Garcia è già stato salvato dal gol funambolico di Florenzi al Barça, come Allegri da quelli di Mandzukic e Morata a Manchester: «E così - ha esordito il livornese -, siamo già diventati una squadra di co... e io un tecnico senza qualità». Non rischia ma la dirigenza è su di giri: «Dite pure che è colpa mia ma io sono convinto di quello che faccio». Sette gare ufficiali, sette formazioni diverse, Dybala in posizione ibrida, la difesa a tre che passa a quattro e oggi probabilmente torna a tre: «Ma come potete cambiare il giudizio su una squadra che prende un gol su calcio d'angolo al 93'? Meritavamo almeno 4 o 5 punti in più di quelli che abbiamo».
Alla fine sembra Sarri quello che se la gode, superata la bufera Maradona, ha incassato la totale fiducia di Aurelio De Laurentiis: «Diamogli tempo, lui è un maestro,
gli allievi lo seguano». E alla vigilia della sfida attesissima con la Juventus, si va verso il tutto esaurito, Sarri ha trovato il tempo per metterla giù come si deve: «In fondo è uno scontro da medio-bassa classifica».
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