
Senza Yildiz per la seconda volta in stagione. E la prima non è andata benissimo, avendo la Juventus perso 3-0 in casa della Fiorentina: era ancora la squadra di Thiago Motta, non a caso poi esonerato.
Stasera, a Bologna, la Signora dovrà fare a meno del suo ragazzino terribile due giornate di stop dopo il rosso contro il Monza e comunque non potrà avere alibi: manca troppo poco al termine del campionato per non sapere che gli inconvenienti sono sempre dietro l'angolo e che una squadra che vuole immaginarsi grande ha l'obbligo di superarli al meglio. Né Tudor è tipo che si nasconda, pur essendo arrivato in corso d'opera e non avendo il tempo per fare la rivoluzione: gli hanno chiesto di pilotare la Signora al quarto posto, traguardo alla portata anche se non dietro l'angolo nonostante oggi i bianconeri occupino proprio quella posizione.
Il fatto è che quello contro i rossoblù è diventato uno scontro diretto a tutti gli effetti, come lo sarà la sfida contro la Lazio del prossimo turno da affrontare ancora senza Yildiz, il quale oggi festeggerà i 20 anni in tribuna: «La pressione qualcosa ti toglie ma qualcosa ti dà anche così ieri il croato -. Meglio pensare a come giocare bene questa partita: spero di vedere più cattiveria per i tanti problemi che abbiamo in questo momento. Dal punto di vista mentale e agonistico mi auguro di tirare fuori qualcosa di più: i giocatori devono andarsi a prendere il destino, nessuno regala nulla. Quando la squadra si prepara come piace a me, riesce a ottenere qualsiasi cosa: per partite di questo tenore, ci vuole qualcosa di speciale». Serve personalità, ecco. E finora non è che la Juve ne abbia mai avuta troppa, avendo fallito quasi tutti gli snodi cruciali della stagione sia in campionato che in Champions e in Coppa Italia.
Per di più mancheranno otto giocatori: oltre a Yildiz («chiunque giocherà al suo posto, farà bene»: probabilmente McKennie) e ai lungodegenti Milik, Bremer e Cabal, non ci saranno nemmeno Koopmeiners, Gatti, Kelly (ballottaggio tra Savona e Cambiaso) e, sorprendentemente, Vlahovic. «Dusan non si sente al 100%, speravo di averlo ma nulla»: avanti lo stesso, con Kolo Muani centravanti e la prima vittoria in trasferta da centrare nelle vesti di allenatore bianconero avendo finora raccolto un pareggio e una sconfitta a Roma contro i giallorossi e a Parma. «Ci giochiamo tanto, ma non tutto.
Non si scende in campo per il pareggio: non esiste e non l'ho mai fatto in vita mia. Noi l'abbiamo preparata per vincere. Non vedo l'ora che inizi la partita, mi piace andare incontro alle incognite. Si battaglia, si vive, si soffre e si dimostra quanto si vale». Sia da una parte che dall'altra.
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