Torino - Oltrepassata la boa del tredicesimo risultato utile consecutivo, è difficile che la Juventus inciampi proprio oggi. Avversario lo Spezia, allo Stadium: da un lato la Signora che dalla quinta giornata in avanti ha fatto meglio di tutti (48 punti conquistati in 23 partite: 14 vittorie, 6 pareggi e 3 sconfitte), dall'altro i liguri che lottano per la salvezza e che alternano prove convincenti (vittorie sui campi di Napoli e Milan, per gradire) a vuoti tecnico-tattici paurosi. Pronostico chiuso, lo sanno anche i sassi: se poi succedesse l'imponderabile, i bianconeri vanificherebbero la rimontona inscenata negli ultimi mesi e davvero non potrebbero fare altro che lottare per il quarto posto.
Cosa che Allegri continua a ripetere come se fosse il ritornello più gettonato del momento a ogni latitudine: «Non è una questione di scaramanzia o di ottimismo le sue parole che facevano riferimento alle speranze di Dybala - Il pensiero del club è lottare sempre per gli obiettivi maggiori e su questo siamo d'accordo. Poi però ci sono i punti e i numeri, altrimenti perdiamo di vista la realtà. Noi siamo quinti perché l'Atalanta ha una partita in meno e, se batterà il Torino nel recupero, ci passerebbe davanti grazie agli scontri diretti che le sono favorevoli. Intanto abbiamo tre squadre davanti. E poi servono 84 punti minimo per vincere lo scudetto: noi lì non ci possiamo arrivare. E mi dispiace». Dopo di che, mai dire mai. Né in campionato e nemmeno in Champions, «dove otto o dieci squadre sono più forti di noi» ma dove i colpi di scena sono sempre possibili.
Un passo per volta, comunque sia. E quindi pensiero alla squadra di Thiago Motta, battuta 3-2 all'andata non senza fatica e contro la quale oggi potrebbe riposare Vlahovic: «Deciderò all'ultimo, ma potrebbe partire dalla panchina». Dopo sette partite da titolare, il serbo potrebbe insomma tirare un po' il fiato e lasciare spazio alla coppia Morata-Kean. Quanto a Dybala, non ci sarà nemmeno oggi a causa dell'ormai solito dolorino muscolare: «Stiamo valutando tutto quanto fatto con i preparatori e con i dottori per capire come gestirlo al meglio. Se possiamo fare a meno di lui? Tecnicamente un giocatore del genere non si può discutere: poi ci sono gli aspetti contrattuali che non dipendono da me». Tasto dolente, al solito: nei prossimi giorni però la società incontrerà per l'ennesima volta il procuratore del giocatore cercando di scrivere la parola fine a una telenovela che si protrae da mesi.
Vista però la fragilità fisica del soggetto e il momento economico certo non felicissimo della società, alla Joya sarà proposto un ingaggio da sette milioni (non più dieci e nemmeno otto) per cinque anni, con commissioni ridotte per l'agente. Prendere o lasciare.
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