Kakà, la saudade è finita: "Io leader di questo Milan"

"Con Balotelli potremo fare molto molto bene. Il ruolo? Deciderà Allegri". Galliani: "Mai ricevuto tanti complimenti come per questa operazione"

Kakà, la saudade è finita: "Io leader di questo Milan"

Ma che succede a Milanello? Tifosi, tanti, in processione come per il raduno delle stagioni più esaltanti, sponsor al gran completo schierati in prima fila nella sala interviste, Barbara Berlusconi sorridente che si aggiunge nelle foto-ricordo a Galliani e parla di «ferita finalmente chiusa» col popolo rossonero. Ma che succede a Milanello? I contatti sul sito hanno saperato il record stabilito con Milan-Barcellona a febbraio, 110 mila volte utilizzato l'hastag dedicato, 17 milioni e 200 mila i followers su facebook, 1 milione 425 mila su twitter e circa 2 milioni su google. Cosa sta succedendo a Milanello? È semplicemente tornato a Milano e al Milan Ricardo Izecon dos Santos Leite detto Kakà, un'abbreviazione che rappresenta ancora una scossa da queste parti e non solo e che vale la prossima scommessa di Berlusconi, Galliani e Allegri. Gli scettici sono in schiacciante maggioranza ma nel frattempo gli stupiti sono i medici incaricati delle visite mediche: inattesi i risultati, segnali di una efficienza fisica spiegata dalla preparazione completa e dalle partite (tutte) disputate fin qui con il Real Madrid nelle settimane precedenti.

La parola più usata è gioia. Gioia che traspare in tutti gli angoli del collegio milanista tra i tifosi che assediano il centro, tra gli addetti alla sicurezza, tra i fotografi e i fisioterapisti, persino tra i giornalisti d'antico pelo. Gioia nelle parole di Adriano Galliani, regista dell'operazione che a microfoni chiusi conferma il colpo di scena mandato in onda per spingere tutti alla firma (raccolte le carte e via dalla sede della trattativa, ndr) mentre Kakà racconta delle cinque telefonate a Galliani fatte alle 2,30 della notte, senza risposta, per comunicargli il sì all'offerta, l'ultimissima del Milan. «Nel nostro cuore Kakà non è mai andato via, abbiamo provato tre volte a riportarlo a casa, ci siamo riusciti la quarta, appena Boateng è uscito. Non è stato solo cuore, ma anche scelta tecnica. Quando trattavo a Madrid, il presidente Berlusconi mi ha chiamato 4 volte per conoscere gli sviluppi, mai ho ricevuto in carriera tanti complimenti come in questi giorni» il bilancio personale del dirigente che può esibire altre cifre a testimonianza del mancato declino. «Non sei arrivato in una squadra di barboni» racconta sottovoce a Kakà dopo aver sciorinato il primato in Champions e in Italia (solo 7 club sempre presenti in Champions al primo turno negli ultimi 5 anni, Milan unico italiano, 378 punti raccolti in campionato, più di Juve e Inter). Taciuti invece i dettagli economici («il Real ci ha trattati da amici, Kakà ha fatto sacrifici sostanziosi») del trasferimento, che nessuno si azzardi a ipotizzare un futuro nei Galaxy o la staffetta con Honda. «Altrimenti i tifosi ci prenderebbero uno per uno» è il tuono di Galliani.

É anche il giorno dell'ottimismo misurato di Barbara Berlusconi («i giovani restano la stella polare, valorizzarli non significa non poter inserire in modo mirato giocatori di grande esperienze come Kakà») e della gioia dello stesso Kakà, tutta da ritrovare, «la gioia di giocare al calcio» spiega e racconta senza una sola smorfia neanche quando si parla di Mourinho («è stata anche colpa mia, ho imparato a convivere con i dubbi e le incertezze») o degli infortuni che gli hanno impedito di essere Kakà anche in Spagna. «Ora tocca a me fare il leader, aiutare i ragazzi, sto bene fisicamente, è la mia sfida» spiega segnalando che vuole entrare in punta di piedi («deve decidere Allegri il mio ruolo»), con un omaggio dedicato a chi ha già ridato smalto alla maglia, Balotelli, «insieme possiamo fare molto, molto, molto bene».

Non gli pesa affatto questa responsabilità, «farò tutto il possibile per vincere col Milan», non gli pesa aver lasciato Madrid e Ancelotti, «anzi con lui abbiamo deciso insieme», non gli pesa attraversare le strade del centro storico di Milano che gli ricordano sempre qualcuno, qualcosa, «con mia moglie stiamo vivendo giorni speciali». Kakà è tornato a casa, alle spalle ha 270 partite e 95 gol. L'operazione nostalgia canaglia è riuscita. Adesso toccherà dedicarsi al presente.

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