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Kean e Donnarumma baby azzurri in altalena

Moise entra e colpisce, Gigio paga una papera Ma Allegri e Gattuso fanno muro per proteggerli

Kean e Donnarumma baby azzurri in altalena

Basta poco, pochissimo per essere decisivi. Un minuto o magari due. Ma c'è modo e modo per esserlo. Uno, Moise Kean, decisivo lo è stato in maniera positiva, in soli due minuti. È entrato, ha segnato e ha fatto vincere la Juventus. L'altro, Gigio Donnarumma, decisivo lo è stato in negativo. Nemmeno un minuto di gara contro la Sampdoria, topica clamorosa, gol regalato e Milan che, alla fine, incassa una sconfitta proprio per quell'episodio. Un sabato di passioni opposte quello vissuto dai due giovani protagonisti del nostro campionato e alfieri della maglia azzurra. Ma i punti in comune tra i due ragazzotti sono tanti.

Entrambi infatti hanno l'attitudine, non del tutto volontaria peraltro, a prendersi i riflettori. Fondamentalmente per un motivo: sono forti, molto forti. Due campioncini con potenziale da campioni veri. Se Gigio è ormai un punto fermo del Milan, Moise si è affacciato per davvero al calcio dei grandi in questa stagione. Ma tutti e due hanno avuto problemi di gestione e i loro allenatori hanno dovuto assumere anche un ruolo da psicologi. Già perché il portiere lanciato da adolescente in prima squadra ha avuto parecchi guai quando ha dovuto rinnovare il suo contratto. Poca serenità, un procuratore ingombrante come Mino Raiola (altro punto in comune tra i due), una valanga di denaro arrivata dopo la contestazione anche durissima da parte della curva rossonera. Poi la rinascita, se un termine tale si può adottare per un classe '99. Le grandi parate, la fiducia che ritorna, le coccole di Gattuso e la nazionale. Fino alla papera, clamorosa di Marassi. «Può capitare, tocca 100 palloni a partita ne può sbagliare uno ogni tanto - lo difende Gattuso - È come quando un giocatore sbaglia un rigore, può succedere. Domani è un altro giorno, non si deve sentire responsabile né buttarsi giù e sentire troppa pressione». Una carezza, proprio quando ne aveva più bisogno, lui che comunque ci ha messo la faccia, presentandosi davanti alle telecamere a fine gara.

Il problema di Kean, classe 2000, al momento è l'opposto e lo spiega chiaro e tondo Max Allegri. «Va fatto crescere perché si fa presto a bruciarlo». I gol, la nazionale, i riflettori, le attenzioni di tutti e il rischio di montarsi la testa. Ma con un mastino alle calcagna come Allegri, bravissimo a gestire il gruppo e i giovani, può stare un po' più tranquillo. «Quando è tornato dalla Nazionale non sapeva nemmeno dove fosse la Continassa per le energie sprecate e il dispendio mediatico che ha avuto. Per questo ho preferito tenerlo fuori dai titolari», ha detto Allegri.

Entrambi comunque due bravi ragazzi. Al di là di fama, soldi e successo, hanno mantenuto la barra dritta evitando colpi di testa, specie fuori dal campo. E al di là di quell'ingombrante ombra che aleggia su di loro e che ha le fattezze di Mino Raiola. Un maestro nel suo lavoro ma anche nel destabilizzare dei ragazzi quando a lui fa comodo. Sta a loro confermarsi, nelle squadre di club come in nazionale dove Mancini ha dimostrato di dare loro grande fiducia e grandi opportunità, Moise sta facendo bene. Ma sbaglierà. Gigio ha fatto bene. Ma ha sbagliato clamorosamente, una volta. Sono giovani, sono forti, sono il presente e il futuro della Nazionale.

Di minuti decisivi ne avranno ancora, tanti.

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