Sergio Arcobelli
Chiamateli figli di papà. Chiamateli raccomandati, viziati. Per tutta la vita hanno dovuto assorbirsi la solita frase: «Ah ma tu sei qui solo perché sei figlio...». Chissenefrega penseranno i "figli di papà". Il detto non dice mica, tale padre tale figlio?
Questa domenica, si sono intrecciate le storie di due figli d'arte: da una parte c'è quella di Nico Rosberg, fresco campione del mondo di formula uno nell'appassionante e ricca di pathos ultima gara di Abu Dhabi e dall'altra quella di Giovanni Simeone, 21enne attaccante del Genoa e autore della doppietta decisiva nel 3-1 a Marassi sulla capolista Juventus.
Nico, finalmente, ha replicato il trionfo di 34 anni fa di papà Keke Rosberg, l'unico padre campione che ha visto suo figlio vincere il titolo. «Sì e come ha detto qualcuno... Il solo vivo per poterlo fare» sottolinea il finlandese, dato che Graham Hill e Gilles Villeneuve non fecero in tempo a vedere i trionfi di Damon e Jacques. Nell'intervista rilasciata al sito Motosport.com, la prima da quando Nico è passato in Mercedes, ha aggiunto: «Sapevo che se fossi andato in circuito non sarebbero state ore di quiete. Sono rimasto in un hotel» ha rivelato Keke, il quale si conferma tipo onesto e schietto. Un carattere focoso, invece, è quello di Giovanni Simeone, figlio del tecnico dell'Atletico Madrid.
Il Cholo ha definito «emozionante» la doppietta del figlio e ha anche postato una foto con due immagini: una in cui esulta dopo il gol del 2000 con la Lazio che diede il via alla rimonta scudetto sui bianconeri, l'altra quella del gol di testa di Giovanni. Figli di papà a chi?
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