L'Ajax d'Italia non regge la pressione ma può regalarsi il sogno Champions

Gasp recrimina per il rigore negato. Ora appuntamento con la storia

L'Ajax d'Italia non regge la pressione ma può regalarsi il sogno Champions

di Riccardo Signori

Non c'è Ajax che tenga. Che sia olandese o italiano (l'Atalanta non era il nostro piccolo Ajax?), il perfetto meccanismo si inceppa quando è ad un passo dall'obbiettivo. Colpa di un arbitro o colpe proprie? Dipende sempre dal punto di vista. Ma la pressione è avversario peggiore di quelli sul campo: tutti la scontano. Le grandi squadre un po' meno e, mediamente, vincono. Il day after dell'Atalanta è certamente ricco di rimpianti, con l'alibi di ferro di un rigore non concesso. Protestano i tifosi. E magari pensano che una stagione così quando mai tornerà... Non ne è uscito bene Gasperini con toni esagerati («Vergognoso, episodio di una gravità inaudita») come se non fosse accaduto anche ad altri di vedersi soffiare un rigore esemplare. Eppoi, come disse un giorno: «Tutti si lamentano sperando di avere vantaggi nella partita successiva». Che sarà, per inciso, quella di campionato contro la Juve e vale un posto Champions. Gasperini è della specie Mazzarri e Sarri: incorreggibili nel lamento ma il prossimo anno potrebbe sedersi sulla panchina della Roma.

È stato puntuale e rigoroso Percassi che conosce un certo stile («C'erano rigore ed espulsione»). Ne è uscito come un passante per caso Marcello Nicchi, presidente dell'Aia, non del condominio, che per quel mani non visto dall'arbitro e non rilevato dal Var, si è inerpicato in una frase lunare: «Allo stadio non ha visto nessuno. Tutti hanno rivisto l'episodio dopo la partita. Deciderà il designatore se poteva essere giudicato in modo diverso». Un bel lavarsi le mani, senza voler ammettere che l'arbitro ha sbagliato e il Var era appisolato.

L'Atalanta si è risvegliata da un sogno, ma non ha perso le speranze perché la stagione finisca in gloria. C'è ancora un posto europeo da consolidare. Nella recente sfida di campionato una Lazio svagata (e difensivamente inaudita, direbbe Gasperini) le ha permesso di sognare e segnare su due piatti: Champions e coppa Italia. Nella finale il gruppo Inzaghi si è ripreso qualcosa dal piatto, quando gli assi per la Champions erano stati già regalati.

L'Atalanta ha perso la coppetta, ma resta ad un passo dal colpaccio: giocarsi la coppa delle Grandi a pieno merito e senza guardare in faccia nessuno. La banda del Papu cerca il Paese delle meraviglie e non sarebbe neppure una Cenerentola (non c'entra Alice in questo caso) per una competizione che sa apprezzare il bel gioco. Poi ci vorrebbe anche una crescita mentale, di personalità, la capacità di giocarsi due competizioni senza perdere colpi: forse questo il punto debole dell'allegra compagnia. Si è visto anche nella finale di mercoledì sera. Atalanta bella e disinvolta finché non hai un obbligo specifico. Con la Juventus ci sarà la riprova: l'obbligo di fare punti. La Signora mollerà poco perché il post partita sarà dedicato alla festa scudetto. Impensabile brindare con una sconfitta.

All'Atalanta basterà un pari, e magari un mezzo passo falso delle avversarie, per brindare al sogno. La Juve non avrà Chiellini in difesa: una garanzia in più per far gol a una retroguardia tremolante. La buona stella sta schiacciando l'occhio.

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