Usando un po' di immaginazione, avrebbero anche potuto essere compagni di squadra. Dove per squadra si intende Juventus. Stasera, invece, Carlitos Tevez e Didier Drogba saranno su due sponde opposte: il primo, anzi, rischia anche di non poter scendere in campo visto che la caviglia toccata dura nel derby non gli ha consentito ieri di svolgere l'allenamento . «Non metto in campo un giocatore che zoppica», aveva detto Conte. Su Drogba invece non ci sono dubbi: era il totem di Terim, lo sarà anche di Mancini. E per la Juve, che lo aveva cercato eccome lo scorso mese di gennaio salvo poi accontentarsi (del fantasma) di Anelka, rappresenterà ovviamente il pericolo pubblico numero uno: «Un grande in tutti i sensi, ma di mercato anche passato non parlo visto che se ne occupa Marotta», ha tagliato corto Conte.
Trentacinque anni e 40 gol finora in Champions: ne ha segnati più Drogba da solo che tutta la Juve messa insieme (37), il che rende già l'idea. Due li ha realizzati anche alla Signora, nei vittoriosi ottavi di finale del 2008/09 quando vestiva la maglia del Chelsea. «Servirà una partita intensa, vincere è fondamentale per il nostro cammino europeo - ha ammesso Conte -. Chiedo al nostro pubblico di essere il dodicesimo uomo in campo. E non dobbiamo farci illudere dall'1-6 patito dai turchi all'esordio contro il Real Madrid, quel risultato è bugiardo».
Comunque sia, urge vittoria: se Tevez (6 gol in 28 partite di Champions) non dovesse farcela, il sostituto numero uno pare essere Quagliarella. Lì davanti dovrebbe poi esserci Vucinic, che ha ormai smaltito il dolore a un calcagno e il cui recente impiego part time «ci ha penalizzato», ha spiegato Conte.
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