Alessandro Pasi
Siracusa Un po' di nostalgia viene. Inevitabile. Perché se ne va in pensione un pezzo di storia dell'automobile. Questa è l'ultima volta che si può provare ufficialmente il Land Rover più famoso nella storia della Casa inglese, il Defender. A settembre entrerà in produzione quello nuovo, sempre basato sugli stessi criteri di robustezza, semplicità costruttiva e tecnologia al minimo, in modo da continuare a essere il vero fuoristrada adatto a tutte le latitudini e a tutti gli usi, dall'Islanda al deserto dei Gobi, da auto per la campagna piovosa del Sussex ad ambulanza per i villaggi della Namibia.
L'occasione è l'annuale «Global Brand Expedition», organizzata, questa volta, nei pressi di Siracusa, dalla filiale della Casa britannica in Italia. Un evento un po' speciale e per due motivi: il primo è che, essendo Global, si possono guidare tutti i modelli Land e Range Rover, dal Defender alla Velar all'Evoque e alla Range Sport. Il secondo è che il percorso è sempre piuttosto particolare: questa volta lungo quella che era l'antica sede ferroviaria che correva da Siracusa a Palazzolo Acreide, liberata da pietre e ostacoli dagli uomini Land Rover in una decina di giorni di lavoro forsennato, compresa la restituzione alla luce del sole della stazione ferroviaria di Palazzolo Acreide, con gli ambienti che ancora conservano le scritte di un tempo, dalla biglietteria alla sala di attesa di prima classe.
Il percorso è un misto tutto terreno quasi perfetto: suolo pietroso, erboso, un piccolo guado, discese e risalite ardite.
Che col Defender si affrontano con una guida maschia: senza ausilii, servono braccia robuste e competenza su dove mettere le ruote. E lui divora tutto, con caparbietà e ti trasmette quel senso di aderenza al suolo e a quello che si vuole da lui con ruvida sincerità.
«Tutte le storie, anche le più gloriose, hanno una fine - dice Daniele Maver, presidente di Jaguar Land Rover Italia - la cosa importante è non fermarsi a contemplare il passato, ma guardare avanti. Il Defender ha fatto il suo tempo, oggi vengono richieste specifiche di sicurezza e di rispetto dei limiti delle emissioni che non poteva più rispettare. Ma quello nuovo, a parte il più accentuato family feeling estetico nella parte frontale della vettura, ne è esattamente il proseguimento, tanto che la linea laterale ne riprende le proporzioni, in modo da renderlo subito riconoscibile come il nuovo Land Rover Defender».
La tecnologia (e l'ecocompatibilità) chiedono dunque altro. Basta saltar giù dal glorioso veicolo e prendere in mano il volante della nuova generazione di Evoque - quanto di più lontano - per capire che oggi il veicolo da fuoristrada può avere pure il comfort di una berlina. Evoque ha (come tutta la gamma britannica) il Terrain response, ovvero la gestione della trazione integrale a seconda del fondo dove si mettono le ruote - fango, neve, roccia -: basta selezionare la funzione adeguata et voilà, la vettura cambia pelle: da Suv per i viaggi e per fare gli chicchettoni in città, affronta i sentieri peggiori. Anche con vantaggi quasi inimmaginabili, come il sistema di telecamere che non solo fa vedere davanti e dietro, ma simula addirittura una visione della strada come se il cofano fosse trasparente. Così anche se si sale col muso per aria a causa della pendenza esagerata, chi sta al volante ha l'esatta cognizione di dove sta mettendo le ruote. Mica male. D'altra parte, la versatilità in ogni situazione è quello che ha da sempre generato il successo del marchio inglese. Che, lo ricordiamo, in pochi anni ha raddoppiato la produzione: da meno di 300mila (tra Jaguar e Land Rover) a 578mila veicoli nell'ultimo anno fiscale, da marzo 2018 a marzo 2019.
Con una piccola contrazione per l'uscita di produzione del Defender e l'attesa di vedere quello nuovo. Qualche immagine gira di già, ma bisognerà aspettare il Salone di Francoforte, a settembre, per scoprirlo in tutti i suoi lati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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