Calcio

L'antisemitismo e il n.88: si parte dal contenitore poi il contenuto

Cancellato dalla serie A il numero 88. Nessun calciatore potrà indossare la maglia di gioco con quei due numeri, settima lettera dell'alfabeto, acca, ripetuta due volte è il codice antisemita di Heil Hitler

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Cancellato dalla serie A il numero 88. Nessun calciatore potrà indossare la maglia di gioco con quei due numeri, settima lettera dell'alfabeto, acca, ripetuta due volte è il codice antisemita di Heil Hitler. Decisione politica alla quale ha aderito la Federcalcio, in attesa che altre federazioni si comportino in linea. Si incomincia dal contenitore, dunque la divisa di gioco, come monito nella lotta contro il razzismo ideologico, l'antisemitismo di cui sono state segnalate diverse forme ed esempi anche macabri, durante l'ultima stagione. Il passo successivo dovrà riguardare anche i cori razzisti nei confronti del colore della pelle, dell'origine etnica e del credo religioso. Il mondo del calcio cerca di fare gruppo in una battaglia civile, Figc e Lega di serie A hanno firmato la dichiarazione di intenti al Viminale, su proposta del ministro dell'Interno Piantedosi, del suo collega Abodi, al dicastero dello sport e dei giovani e del coordinatore nazionale per la lotta all'antisemitismo, Giuseppe Pecoraro. Si aggiunge anche la possibilità di sospendere il gioco e, dunque, rinviare la partita nel caso di ripetuti comportamenti e cori di linguaggio discriminatorio, una norma che in verità è già in essere ma che gli arbitri hanno disatteso in diverse occasioni, intervenendo soltanto su sollecitazione dei calciatori fatti oggetto di insulti. È il primo passo verso la bonifica degli stadi nei quali lo spettacolo del nostro meraviglioso pubblico è spesso macchiato da fenomeni incivili nei confronti degli atleti e anche dei tifosi avversari. Il numero 88 creò il primo scandalo nel duemila, quando ad indossarlo fu Buffon, allora al Parma; le proteste della comunità ebraica suggerirono al portiere di scegliere il 77. Oggi indossano l'88, Basic, della Lazio, Rincon della Sampdoria, Pasalic dell'Atalanta, Praszelik del Cosenza, tutti costretti, dalla nuova norma, a cambiare il numero di casacca. Prevedo che la maglia proibita, secondo usi e costumi virali, diventi oggetto di collezione. Il numero di maglia è diventato la targa personalizzata di ogni calciatore ma il problema avrebbe un'altra elementare soluzione: il ritorno alla antica numerazione dall'1 all'11, come accadeva fino al 1995 prima dell'americanata o del libera tutti, dall'1 al 99. Questo comporterebbe una rivoluzione per gli sponsor tecnici e una scelta complicata per gli allenatori.

Ma ciò che è semplice è appunto impossibile.

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