di Franco Ordine
Ha ragione il ct Roberto Mancini: bastava cercare meglio nel calcio italiano per trovare una Nazionale divertente e promettente. Molto promettente. Dzeko e Pjanic sono due cavalli di razza. È bastato il loro talento, addizionato alla velocità del gruppo, per fare della Bosnia un rivale di grande pregio, a dispetto della sua classifica nel girone. Motivatissimi dinanzi al pubblico italiano, hanno mostrato la rispettiva cifra tecnica, notevolissima. Pjanic ha diretto l'orchestra calcistica come un vero direttore, Dzeko s'è fatto trovare pronto all'appuntamento col gol. Ma Insigne e Verratti, alla distanza, si sono dimostrati all'altezza dei rivali e li hanno piegati al culmine di una sfida piena di spettacolo, giocate, occasioni strepitose e parate (Sirigu) fondamentali. Appena si è alzata l'asticella, la giovane e promettente Italia di Roberto Mancini ha mostrato sì qualche limite (specie in attacco) ingigantito dalla prova insufficiente di una delle sentinelle dell'argine, l'altro Mancini, poco adatto forse al ruolo. Ma non è stato un passo indietro rispetto alle precedenti cadenze degli azzurri. In soccorso è arrivato il genio balistico di Insigne, merito di uno schemino provato e riprovato a Coverciano che ha firmato il pari e promosso il sorpasso finale. Non è mancato il centravanti (prima Quagliarella, alla fine Belotti), piuttosto è mancato il contributo di qualche giovanotto di futuro garantito (Bernardeschi e Chiesa entrato nella ripresa) che deve però marcare meglio il presente. La strada è quella giusta e la qualificazione, col successo di ieri sera, il quarto consecutivo, è finita in cassaforte.
L'under 20 di Paolo Nicolato ha invece solo sfiorato l'impresa di conquistare la finale del mondiale di categoria. Per gli azzurrini anche la beffa: annullato il pareggio raggiunto nei minuti di recupero per via del Var che ha cancellato, in modo discutibile, il gol dell'1 a 1, strepitoso, in giravolta, realizzato da Scamacca che li avrebbe spediti ai supplementari nella sfida con i possenti ucraini, rimasti in dieci. La nazionale ha pagato la mira discutibile dei suoi migliori esponenti, da Pinamonti a Capone. Sul gol annullato, bella la lezione del ct Nicolato. Intervistato, dirà: «Errore non ingiustizia».
Complimenti a lui e a quel gruppo di ragazzi stravolti dalla fatica e in lacrime per la delusione: sabato devono accontentarsi della finalina per il 3° posto. È proprio vero: alla fine ha ragione Mancini: il nostro calcio non è mai stato povero di talenti, come sembrava ai tempi di Ventura. Bisognava cercare meglio.
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