C'è un italiano che per primo ha scritto la storia europea del Submarino amarillo e fatalità del destino la sua carriera era partita proprio da Bergamo. Chi meglio di Alessio Tacchinardi, oggi apprezzato opinionista di Mediaset e Tmw Radio, per giocare in anticipo Atalanta-Villarreal.
Può farcela la Dea a staccare il pass per gli ottavi?
«Non c'è una squadra migliore di quella nerazzurra per una sfida da dentro o fuori. Gasperini non fa mai calcoli. L'Atalanta gioca ad altissima intensità e attacca dal primo al novantesimo, condizioni ideali per chi deve fare risultato a tutti i costi. In più il Villarreal in trasferta perde qualcosa. Sarebbe un'impresa arrivare agli ottavi in un girone così tosto, considerati anche i punti persi nei minuti finali con lo United tra andata e ritorno».
Atalanta e Villarreal si somigliano?
«Entrambe le città vivono in simbiosi con la squadra. Come filosofie di gioco la Dea fa un calcio in verticale, loro puntano più sul palleggio. Il Villarreal ha una società ambiziosissima. Sono orgoglioso di aver avviato il loro ciclo europeo. Il rigore sbagliato al 90º da Riquelme contro un Arsenal che avevamo preso a pallate resta una cicatrice come le finali perse con la Juve. Che peccato quella semifinale del 2006! El Mudo, dopo Zidane, è stato il più forte con cui ho giocato».
Questa Atalanta può vincere lo scudetto?
«Per me si, soprattutto se a gennaio aggiungeranno 2 tasselli. Boga sarebbe perfetto e poi prenderei un vice Zapata. I nerazzurri sono pronti e maturi per vincere dopo tanti anni al top. A Napoli avevano in panchina gente del calibro di Muriel, Pasalic e Ilicic».
Il segreto è Gasperini?
«È il miglior allenatore della Serie A. Con un materiale inferiore alle grandi riesce sempre ad arrivare in alto, facendo crescere tanti giocatori. Il suo lavoro ha reso la Dea una big. L'Atalanta è la squadra più europea del calcio italiano per intensità e mentalità».
Qualcuno l'avrebbe visto bene anche alla Juve per il post Pirlo. Che ne pensa?
«Mi sarebbe piaciuto molto Gasp alla Juve. Come Conte è uno che ribalta le squadre che allena. Forse per caratteristiche e mentalità sarebbe stato più adatto di Allegri, che è un formidabile gestore di campioni, per ricostruire e aprire un nuovo ciclo. Sarebbe stato una ventata di calcio diverso».
A proposito di Juve: si aspettava tutte queste difficoltà?
«Onestamente no. A inizio stagione ero convinto potesse lottare per lo scudetto. Invece sarà terribilmente difficile arrivare in Champions: le prime 4 sono tutte superiori. Alla Juve servono Vlahovic e Zakaria per tornare in alto: farei di tutto per portarli in bianconero. Sono perfetti per il 4-2-3-1 che sta plasmando Allegri nelle ultime gare».
In bianconero lei era la chiocca di un giovane Ibrahimovic: che effetto le fa vederlo ancora decisivo a 40 anni?
«Zlatan ha l'elisir di lunga giovinezza. L'Inter è la più forte come rosa, ma il Milan ha Ibra: non solo in campo ma anche nello spogliatoio. Nessun'altra squadra in Italia ha uno così. Lui ti migliora tutti i giocatori: in allenamento se non pedali, ti attacca al muro.
Quando arrivò alla Juve era come CR7: un individualista anarchico, Ronaldo è rimasto così negli anni, mentre Zlatan è cresciuto in carisma e leadership, diventando un trascinatore. Sa tenere alta la tensione nel gruppo e porta i giovani a migliorarsi col suo esempio. Ecco perché a 40 anni è ancora dominante».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.