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Le laureate del remo che hanno nutrito l'Italia affamata d'oro

Cesarini e Rodini, per il canottaggio rosa prima medaglia di sempre. Oppo-Ruta, bronzo uomini

Le laureate del remo che hanno nutrito l'Italia affamata d'oro

L'importanza di chiamarsi Fede. O di chiamarsi Vale, come suggerirebbe qualche amante dell'onomastica. Perché se Fede e Vale sono due nomi che nello sport italiano vogliono dire trionfi, Federica Cesarini e Valentina Rodini messe assieme non potevano che regalarci il secondo oro di questa spedizione giapponese che cominciava a mettere un po' in ansia il presidente Malagò. Se il bottino di titoli dopo cinque giornate era il più misero da Barcellona '92, ci hanno pensato queste due ragazze lombarde a far suonare per la seconda volta Mameli con un'impresa arrivata nel cuore della notte, mentre sacrificavamo il sonno nell'attesa del fenomeno Paltrinieri. Un oro arrivato sulla barca del doppio pesi leggeri femminile, storico perché è la prima medaglia in assoluto del canottaggio rosa italiano, ma anche perché questa disciplina lo aspettava da 21 anni, dal successo del quattro di coppia Agostino Abbagnale-Sartori-Galtarossa-Raineri a Sydney 2000.

Quello di Fede e Vale è l'oro di chi sa soffrire («Ma noi non abbiamo paura di fare fatica») ed è anche l'oro della leggerezza: perché arriva nella categoria introdotta ai Giochi dal '96 e riservata a chi riesce a remare stando sotto i 59 chili (72,5 per gli uomini) e perché rispecchia la naturalezza con cui le due ragazze sono arrivate a vincerlo. «Per noi era già un sogno essere qui raccontano -, poi l'adrenalina delle Olimpiadi ha fatto il resto». «All'arrivo ho sentito Valentina che gridava: abbiamo vinto puntualizza Federica -. Ma io non avevo capito niente. L'ho realizzato dopo».

È stato il trionfo della leggerezza perché, come ci accade spesso, quando cominciamo a fare i conti su chi potrebbe finalmente aggiungere un oro al medagliere azzurro, spunta sempre la sorpresa che non ti aspetti. Questa volta anche per gli addetti ai lavori (nonostante il record olimpico fatto in batteria) e persino per i parenti stretti, se è vero che i genitori della Cesarini confessano che non se lo sognavano nemmeno loro. Ma leggero è anche il modo in cui è arrivato il trionfo, perché le due azzurre scivolano sull'acqua che è un piacere e bruciano tutte al fotofinish in una gara in cui cambia spesso chi comanda: alla fine la spuntano mettendo la prua per 14 centesimi davanti alle francesi (un po' italiane anche loro: Tarantola e Bove, quasi un derby) e per 49 davanti alle olandesi.

Una leggerezza contagiosa, perché sulla scia di Vale e Fede si fa largo anche il doppio maschile, sempre pesi leggeri, che va a centrare il bronzo con Stefano Oppo e Pietro Ruta, staccati nettamente da Irlanda e Germania, ma capaci di difendere il terzo posto dalla Repubblica Ceca, migliorando il quarto posto di Rio e arrotondando il bottino dei remi italiani.

La leggerezza di Valentina e Federica è anche tuffarsi nell'acqua della baia di Tokyo come gesto liberatorio, senza dimenticare i valori dello sport e della vita: «Abbiamo portato con noi anche Pippo sul gradino più alto del podio», il ricordo del compagno che non c'è più, quel Mondelli che in aprile ha riempito di dolore tutto il canottaggio azzurro. Perché Vale e Fede sono proprio due ragazze d'oro, laureate entrambe, la Rodini in Economia e la Cesarini in Scienze politiche, tra l'altro con una tesi su Geopolitica dello sport: il caso delle Olimpiadi, quasi un segno del destino.

Valentina, 26 anni, cremonese, fiore all'occhiello della storica Canottieri Bissolati; Federica, 25 anni, di Cittiglio, il centro del Varesotto che ha dato i natali a uno dei più grandi monumenti dello sport azzurro, Alfredo Binda. Vuoi vedere che conta anche la toponomastica?

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