"Lautaro, altri 139 gol. Fai bene a non sorridere"

La bandiera nerazzurra Sandro Mazzola: "È a 161 reti come me, ne voglio 300. Ma le mie erano diverse. E su Chivu, Gasp e Conte..."

"Lautaro, altri 139 gol. Fai bene a non sorridere"
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Quando dopo la partita con la Lazio si è presentato in sala stampa, tuta grigia e solito sguardo glaciale, a Lautaro Martinez è stato chiesto cosa per lui significasse aver raggiunto con 161 reti i numeri di Sandro Mazzola in nerazzurro: "Quando sono arrivato qui, non avrei mai pensato a tutto questo". Davanti alla tv, a festeggiare il 2-0, c'era proprio Sandro Mazzola, che il giorno prima aveva compiuto 83 anni.

Mazzola, la sua Inter le ha regalato il ritorno in vetta. Se lo aspettava fosse lì?

"Ho festeggiato con i figli e i miei 7 nipoti, che sono il mio orgoglio: Alessandro, Paolo, Gaia, Alice, Rebecca, Andrea e Valentino. Perché i nomi ritornano, nella famiglia Mazzola".

Chivu ha ereditato un'Inter ferita dal finale di stagione ed è già in cima: che idea si è fatto?

"Non lo conosco, ma non sono sorpreso. Mi sembra una persona molto intelligente. Aver lavorato con le giovanili penso lo abbia aiutato nei rapporti. La squadra aveva bisogno di ritrovare consapevolezza della propria forza".

Intanto Lautaro l'ha raggiunta al quarto posto nella classifica dei bomber nerazzurri: dica la verità, un po' di dispiacere c'è

"Spero che Lautaro arrivi a 300 gol. Sarebbe garanzia di tanti successi per la mia Inter".

Se aveste giocato insieme, chi sarebbe arrivato prima a certe cifre?

"Serve un ragionamento più complesso e pensare a quanti campionati sono stati giocati a 18 o a 20 squadre. Nel secondo caso, a volte, ci sono anche squadre meno attrezzate difensivamente. Ai miei tempi poi bastava una piccola deviazione di un difensore per assegnare l'autorete e non il gol all'attaccante".

Mazzola prima, Lautaro ora: essere bandiera, oggi, è un valore aggiunto?

"Lautaro è un vero capitano e gliel'ho detto, alla Pinetina. In quel ruolo serve dare l'esempio e, se serve, sapere tirare le orecchie".

Troppe responsabilità possono togliere il sorriso, come gli è stato detto?

"Va bene come fa. È sempre il campo che parla".

Da Lukaku a Thuram e Bonny, chi gli gioca accanto fa bene: perché?

"Perché è un lottatore ed è generoso, fa segnare i compagni. Io comunque mi rivedo in Thuram, veloce ma anche rapido nel breve".

Quante squadre ci sono tra l'Inter e i suoi propositi scudetto?

"Inter, Napoli, Milan e Roma sono in prima fila. Per l'Europa se la giocano anche Bologna, Como, Juve e Lazio. L'Inter di Marotta e Ausilio - che portai io all'Inter - ha fatto un ulteriore balzo in avanti. Il Milan, dopo la sciagurata scelta di allontanare Maldini, ha colmato il gap con l'arrivo di Tare e Allegri. La Juve continua a sottovalutare l'importanza di avere in società uomini di calcio".

Il Napoli ha il tricolore, ma Conte si lamenta. Troppo?

"Conte è bravo a stimolare l'ambiente, ma quest'anno capirà cosa voglia dire lottare su tre fronti: ciò che ha fatto l'Inter lo scorso anno è stato superlativo. Il Napoli vedremo se sceglierà di uscire presto da Coppa Italia e Champions per lottare per il campionato".

Gasperini a Roma è primo con l'Inter e la sua ex Atalanta se la passa male: segno del valore del tecnico?

"Un ottimo allenatore, che per esprimersi al meglio deve avere una società che lo sostiene e giocatori non all'apice della carriera. Non credo che l'Atalanta avesse fatto la scelta giusta con il successore di Gasperini: troppo sergente Juric, troppo poco abituato a lottare per l'alta classifica".

Vedremo con Palladino. Oggi anche la Nazionale avrebbe bisogno di un Sandro Mazzola: c'è qualcuno che potrà diventarlo?

"Con

Gattuso si inizia a vedere più attenzione per i giovani, ma anche l'impiego di più attaccanti di ruolo, oltre il gioco sulle fasce. Non si può pensare di vincere con una sola punta, perché la miglior difesa resta l'attacco".

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