Quando carichi di attese una partita poi, sul campo, puoi rispondere in due modi: dando tutto e dimostrando che il carattere c'è e la voglia pure, oppure facendo una gara anonima, mettendo in luce tutti i propri limiti, sia tecnici che mentali. L'Inter a Parma ha scelto l'opzione via di mezzo, giocando in maniera disordinata ma con tanta voglia e grinta, riuscendo nel finale ad avere la meglio sul Parma. Una vittoria sofferta, targata Lautaro Martinez (ancora decisivo dalla panchina) che è un elisir per l'Inter. In un colpo solo riesce a scrollarsi di dosso un po' di paure e a dimenticare, almeno per una notte, la parola crisi.
Del resto era stato chiaro Spalletti alla vigilia, arrivando a dire che l'Inter non si giocava soltanto il campionato, sotto forma di terzo posto in classifica che vale una Champions Legaue tranquilla, ma addirittura le proprie carriere. La sua e quella dei giocatori. Ma soprattutto la sua perché nel calcio, si sa, se le cose non vanno come dovrebbero andare chi paga è sempre l'allenatore. E su quello nerazzurro aleggiano da tempo fantasmi che si concretizzano sotto forma di passeggiate e visite improvvise e hanno le sembianze di Antonio Conte e di Josè Mourinho. Non esattamente due fantasmi poco ingombranti. Che dopo la serata di Parma si allontanano da Milano. Per ora.
Spalletti si affida al solito 4-2-3-1 con la catena D'ambrosio-Joao Mario sulla destra preferita a Cedric e Candreva mentre Nainggolan si piazza sulla trequarti a supporto di Icardi con Perisic sulla sinistra. Nel Parma dello spauracchio Gervinho, D'Aversa scegli Siligardi al posto dell'ex Biabiany per supportare Inglese mentre la regia è affidata a Scozzarella.
Parte forte il Parma: 21' Gervinho parte, semina un po' tutti, botta terrificante che spacca la traversa ad Handanovic battuto. Al 32' il primo segnale, vero, dell'Inter con Perisic lanciato a rete e fermato da Sepe sul più bello. Ma al 43' è ancora il Parma a sfiorare il vantaggio grazie a Inglese che controlla un pallone in area, si gira in maniera elegante e calcia di destro poco lontano dal palo.
Sembra un'Inter diversa e più decisa quella che scende in campo per il secondo tempo. Già al 2'ci vuole una super uscita di Sepe per bloccare il tocco sotto di Nainggolan lanciato a rete mentre all'ottavo D'Ambrosio trova lo spiraglio giusto per mettere dentro un calcio d'angolo calciato da Brozovic. Ma Irrati viene richiamato dal Var, il tocco del terzino è col braccio e, nonostante Spalletti mimi la spalla, la gioia nerazzurra dura solo pochi secondi. Si scompone poco l'Inter e continua a pressare. Meriterebbe anche il vantaggio, anche se il gioco dei nerazzurri resta disordinato mentre il Parma cerca di difendersi e ripartire in contropiede con la freccia Gervinho che fa paura ogni volta che ha più di un metro davanti a sè.
Segnali confortanti per Spalletti arrivano da Perisic e Nainggolan, più nel vivo del gioco e dinamici rispetto alle ultime uscite. Mentre Icardi, a secco per la settima di fila, sembra lento e macchinoso, lontano parente del bomber implacabile che sa essere.
Fortuna dell'Inter che Spalletti azzecchi il cambio giusto: fuori uno spento Joao Mario, dentro Lautaro Martinez che a 11' dalla fine, lanciato da Nainggolan trova la porta di potenza e precisione. Un gol bello, legittimato anche dal palo di Brozovic nel finale, che vale tre punti e tanta fiducia. Una medicina portentosa chiamata vittoria di cui la malaticcia Inter aveva davvero tanto bisogno.
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