La Lazio ferma la rincorsa della Roma

Caicedo, Immobile, Cataldi: che crollo giallorosso. Porto decisivo per Di Francesco

La Lazio ferma la rincorsa della Roma

Roma Aprono e chiudono due colpi di giocatori inattesi (Caicedo e Cataldi), nel mezzo quello di un attore già protagonista in altri derby (Immobile). La Lazio, a dispetto dei pronostici (ma non degli scommettitori), si prende la stracittadina in maniera netta - non vinceva 3-0 la sfida con i cugini dal dicembre 2006 - ottenendo un duplice risultato: riportarsi sulla rotta della Champions ed evitare l'aggancio della Roma all'Inter sul quarto gradino della classifica. Con la prospettiva di dover recuperare una gara e poter pensare solo alla serie A almeno fino al termine di aprile (semifinale di ritorno di coppa Italia con il Milan), Inzaghi può guardare con ritrovato ottimismo al futuro prossimo. Soprattutto ora che Luis Alberto e Milinkovic-Savic stanno crescendo di rendimento e l'infermeria si sta pian piano svuotando.

La Roma esce dal derby sconfitta non solo nel punteggio. Approccio sbagliato con squadra troppo contratta, squadra poco propositiva che tenta di inventare qualcosa solo dopo un'ora buona di gioco, quando la Lazio allenta la presa e riduce la velocità delle sue azioni, scarso filtro e inventiva. Le occasioni migliori capitano a Dzeko (poco servito e ben controllato dalla difesa laziale) nel primo tempo - deviazione di Strakosha -, a Florenzi (tiro più fortuito che voluto) e a Pastore che sfiora il palo da distanza ravvicinata. Ma con un De Rossi poco ispirato e non al meglio - uscirà dopo poco più di un'ora -, e uno Zaniolo guardato quasi a vista (solo una buona azione di ripartenza, poi una botta lo toglierà dalla partita), era difficile cambiare l'esito della sfida. Che la Lazio ha affrontato con più lucidità e sicuramente nervi più saldi. Tanto è vero che nel finale perdono le staffe Dzeko - ammonito, salterà la prossima con l'Empoli - e Kolarov che finisce espulso.

Il 3-0 con cui i biancocelesti tornano a vincere un derby casalingo di campionato dopo sei anni e mezzo (l'ultimo successo nell'aprile 2017) è una punizione severissima per una Roma che già assaporava la possibilità di inserirsi tra le milanesi nella volata Champions. E invece, nella notte in cui ti aspetteresti il guizzo importante che può valere una stagione, la squadra di Di Francesco delude e rimedia una lezione cocente.

Caicedo non si può certo definire un carneade nonostante avesse giocato solo 8 minuti nei precedenti tre derby. L'ecuadoriano si concede il terzo gol in quattro gare di campionato, solo che sigla nella partita con la P maiuscola. La sua rete mette la gara sui binari giusti per i biancocelesti, che avevano bisogno di un'iniezione di fiducia dopo un 2019 cominciato in maniera altalenante. La Roma paga a caro prezzo l'assenza di Manolas (fermato da un'influenza intestinale la notte prima del match) visto che i meccanismi difensivi, con un Fazio in involuzione e Juan Jesus ancora impreciso, non funzionano a dovere.

I venti minuti iniziali della Lazio hanno l'effetto di narcotizzare la truppa di Di Francesco, contratta e incapace di tenere botta alle giocate avversarie. Il gol di Caicedo è la logica conseguenza di quanto prodotto dai biancocelesti nell'avvio sprint, poi quando la spinta laziale si affievolisce e la Roma prova a uscire dal guscio, lo fa senza grandi idee.

Di Francesco ci prova con il 4-2-3-1 che aveva permesso di vincere il derby di andata, ma stavolta la squadra non gira al meglio. Ora la testa va alla Champions, servirà però ai giallorossi una prova di maggiore personalità per continuare il cammino europeo.

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